CIVITAVECCHIA – Fallimento, errori, dimissioni. Tre parole molto usate, tre ipotesi sulle quali raramente però chi in città ricopre incarichi di visibilità o di potere si sofferma seriamente a riflettere. In una Civitavecchia abituata a subire passivamente le scelte piovute dall’altro, abile a metabolizzare lutti che spesso neppure sente, è abbastanza facile ergersi a conoscitori e intenditore dei gusti popolari, arrivando magari a decidere di tagliare i ponti con la tradizione. Quanto accaduto giovedì, in occasione dei festeggiamenti di Santa Fermina, è sintomatico: niente corteo storico né fuochi d’artificio. Una festa patronale è tale quando usanze laiche, tradizioni religiose e cultura si mescolano coinvolgendo un popolo che avverte forte il legame con il simbolo della sua città. Allora anche aspetti meno nobili della ricorrenza diventano importanti, tanto da rendere l’idea dell’attesa per un evento che ogni anno dovrebbe essere più bello rispetto a quello dell’anno precedente. L’ennesima regola stravolta: Santa Fermina perde pezzi di fronte ad una Civitavecchia che non riesce a comprenderne le ragioni. O forse neppure le cerca. I mormorii della gente in processione, del tipo «se avessero chiesto i soldi a noi li avremmo messi senza problemi per avere una festa migliore» e le lamentele di quanti proprio non si sono rassegnati alle poche bancarelle a due passi da una Marina sequestrata lasciano il tempo che trovano. Per non parlare degli imprenditori legati alla loro città: difficile immaginarli mentre si tirano indietro di fronte ad una richiesta di sostegno economico da parte di chi ha gestito e gestisce l’organizzazione della festa. E anche qui ci sarebbe tanto da dire, a cominciare dal rimpallo di responsabilità tra amministrazione comunale, Pro Loco e comitato festeggiamenti che ha lasciato senza colpevole una festa sottotono. E in fin dei conti un colpevole neppure serve: passato il santo, passata la festa e della ricorrenza di Santa Fermina 2011 nei civitavecchiesi meno attenti è rimasto ben poco. Ma il problema non si pone: gli amministratori sono tranquilli, la città pure. D’altronde le lamentele infilate nelle chiacchiere da bar di sicuro sono meno impegnative di una sacrosanta incazzatura su uno dei tanti motivi che fanno di Civitavecchia una città ‘‘sempre sul punto di’’.
Fa.Mar.
Società
2 Novembre 2011
Santa Fermina, quando la festa perde pezzi