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    Politica
    2 Novembre 2011
    Scatoloni vuoti e pance piene

    di GIAMPIERO ROMITI

    Ormai non ci sono più dubbi: la nostra è davvero la città dei miracoli. E, ovviamente, delle sorpresissime. Vogliamo chiedere ai cittadini se hanno mai
    saputo che dal mirabolante oltrechè ipercreativo top manager Marchese del Pincio fosse stata “inventata” la holding chiamata “Civitavecchia
    Infrastrutture?”. Uno su cento, e già ci teniamo larghi, risponderebbe di esserne a conoscenza. Neanche quell’uno però s’è mai reso conto che tale
    “baraccone” costituito nell’ottobre del 2008 e operativo dal 2009 di fatto ha prodotto solo ed esclusivamente delle briciole. Inoltre, grazie allo
    scoop di questo giornale, si è venuto a scoprire che una delle brillanti e genialissime idee dei suoi mammasantissima avrebbe dovuto essere la
    sponsorizzazione di una società di calcio molto, anzi moltissimo cara (sic!!!) agli sportivi locali: il Monte Romano. Avete compreso bene ma a
    scanso di equivoci ripetiamo il nome del club pallonaro: il Monte Romano. Siamo forse alla follia? Lo si chieda al primo cittadino e ai
    suoi lustrascarpe, così bravi e geniali dal mettere rispettivamente in piedi e dal magnificare autentici carrozzoni che non a caso (e siamo qui a
    ripeterlo per la miliardesima volta) un superministro quale Giulio Tremonti ha definito “il ricettacolo del clientelismo”. Ma, e torniamo a bomba, il
    cuore del problema (grosso come una casa!) non è tanto la concessione di soldini ad un team del viterbese, quanto l’inoperosità di uno “scatolone”
    riempito da un presidente e da due membri del consiglio di amministrazione sicuramente scelti in base alla propria appartenenza partitica e “costretti”
    a… sacrificarsi per la modica cifra di trentatremila euro annui il primo e ventiduemila a testa gli altri. Come dire: un totale di settantasettemila
    euro pari a circa centocinquanta milioni del vecchio conio che avrebbero regalato un sorriso ad almeno cinque disoccupati. Senza peraltro
    dimenticare che la somma fino ad oggi l’hanno sborsata i contribuenti e non di certo chi ha avuto la sfrontatezza di “costruire” un baraccone del
    genere. E allora sorge spontanea la domanda numero uno: visto che passa per un eccezionale decisionista (che però fino ad oggi non ha deciso un bel
    nulla!!!), cosa aspetta il primo cittadino ad apporre un lucchetto al portone di Civitavecchia Infrastrutture? Eppoi la domanda numero due: non
    sarebbe il caso che i tre bellimbusti della holding restituissero quanto finora intascato, chiara com’è la dimostrazione di essersi distinti per un
    penoso dolce far nulla? Infine domanda numero tre: l’esercito della meglio gioventù (diplomata, laureata, specializzata), che non riesce a trovare
    lavoro perchè orfana di santi in paradiso e padrini politici, faccia finalmente sentire la sua voce e al tempo stesso capire ai governanti di non
    essere più disposta a sopportare prevaricazioni e scelte non scandite dai parametri della meritocrazia e delle pari opportunità ma dal più becero
    e vergognoso clientelismo.

    PS – In relazione alla faccenduola di “Civitavecchia Infrastrutture” il sindaco ha indetto la miliardesima conferenza stampa (e ti pareva!!!) per
    divertirsi a sussurrare sul microfono che . Della serie <è vero
    quanto emerso dal servizio redatto da La Provincia ed è giusto che gli errori si paghino>. No, non ci siamo. E sarebbe troppo comodo per il nostro
    capocondomino della città chiudere la faccenda all’insegna di uno stucchevole “scordiamoci del passato e tiriamo avanti”. Niente da fare. E’
    stata acclarata l’inutilità di questa municipalizzata? Sicuro. E allora va cancellata, senza starci a pensare un attimo. Ed anzi, nel contempo proprio
    dalla stessa deve essere colta l’occasione per scoperchiare il vaso di Pandora delle altre holding per verificare cosa realmente succede e
    soprattutto se dilaga lo sperpero di denaro pubblico.

    xxx
    . Il titolo del convegno sicuramente intrigante; l’organizzatore, nientemeno che il sindaco, assolutamente
    importante. La location? Elegante, accogliente, attrezzatissima e fornita di tutti i marchingegni tecnologici di ultima generazione: la sala congressi
    dell’Autorità Portuale (che evidentemente il primo cittadino considera ancora oggi una sorta di proprietà privata). Il risultato di tanta grazia?
    Un flop gigantesco: così è stato riferito dai media locali. Ovvero: spaparacchiate sulle comodissime poltrone poche anime (una trentina?),
    perlopiù yesmen e portaborse del Marchese del Pincio. Che però non ha rinunciato a “divorare” la invitante rotondità finale del microfono per
    spifferare che . Sontuosa come dichiarazione, non c’è che dire. <I nostri principali
    obiettivi – ha scandito con tono suadente – sono: Terme, Nuova Marina, Riva di Traiano e Scalo Matteuzzi>. E meno male che s’è fermato lì, altrimenti lo sturbo sarebbe
    stato collettivo ed il convegno avrebbe dovuto conoscere un brusco quanto inatteso stop. Comunque è andata così come stiamo riportando e non possiamo
    essere tacciati di disfattismo perchè abbiamo semplicemente mutuato quanto scritto dai bravissimi cronisti dei quotidiani made in Civitavecchia. Quali,
    però, le nostre considerazioni? Eccole: come sempre e più di sempre siamo condannati ad ingurgitare minestre riscaldate e miserevoli bla bla bla tipo
    Terme e compagnia bella (anzi bruttissima) che ormai vengono serviti da dieci, venti, trenta ed anche quarant’anni. Insomma siamo alle solite: di
    chiacchiere (specie quando si è già in clima elettorale) tantissime, di fatti concreti neppure l’ombra.

    PS – Dobbiamo però ammettere che quel “… ripartire dal turismo…” è davvero illuminante. Sarebbe però il caso di ricordare al carissimo sindaco
    che un’irresistibile calamita per i turisti non può essere certamente una città devastata dall’inquinamento, privata addirittura del mare perchè ce ne
    è sempre di meno e quel che è rimasto d’estate viene circondato da vistosi cartelli “arricchiti” dalla scritta “Divieto di balneazione”, sovraccarica
    di servitù che vietano una almeno accettabile vivibilità. E allora, anzichè, promuovere il solito libro dei sogni (che se si avvereranno, non sarà prima
    di venti-trenta anni ad essere ottimisti) che non incanta più nessuno (la sala dell’Authority praticamente deserta ne è la prova provata) si affronti
    la realtà con pragmatismo individuando gli obiettivi più urgenti da centrare per cominciare a dare una speranza vera ai numerosissimi giovani
    disoccupati. 
    E’ domenica e, per dirla con chi ne sapeva più di noi (se vorrete, sveleremo di chi si tratta), a tutto si può resistere meno che alle tentazioni. E
    allora forza: ce ne è forse una più “micidiale” della vostra donna?