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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Scoponi nella bufera Fastweb: città incredula

    TARQUINIA – La città è incredula alla notizia che Riccardo Scoponi, 52 anni, è finito nell’inchiesta relativa al riciclaggio di denaro sporco scoperta dalla Guardia di Finanza e dai carabinieri del Ros. Una megatruffa finita su tutte le pagine dei giornali nazionali che per i tarquiniesi vede in Scoponi solo «una piccola pedina di un sistema molto più grande di lui». Si parla infatti di un giro di circa due miliardi di euro e 400 milioni di Iva evasa, che vede coinvolti tra gli altri i vertici di Fastweb e Telecom Sparkle (che avrebbero accumulato fondi neri per poi riciclarli all’estero), il senatore Nicola Di Girolamo e anche la cosca della ‘ndrangheta degli Arena. Tra i 56 arresti emessi dal gip di Roma Aldo Morgigni, nell’ambito dell’operazione ‘‘Phunchards-Broker’’ coordinata dalla Direzione Distrettuale antimafia, c’è proprio il nome di Riccardo Scoponi ristretto al carcere Mammagialla di Viterbo. Un uomo, che però, per la maggior parte dei concittadini è «una brava persona». «È di buona famiglia, umile e non ha mai ostentato una condizione di vita agiata», dicono i tarquiniesi. Da anni radicato nella città etrusca insieme ai famigliari, Riccardo Scoponi è molto noto nell’ambiente della ‘‘Roma ricca’’ provenendo dalla capitale, e nello specifico dal quartiere Fleming abitato, come si sa, da gente ‘‘altolocata’’. Scoponi, separato con un figlio, oggi ha una nuova compagna, anche lei di Tarquinia ed è domiciliato a Monte Romano. Per lui, il maxi decreto firmato dal gip della Procura di Roma, prevede anche la misura cautelare del ‘‘sequestro conservativo’’ dei beni, a seguito dei rapporti finanziari intrattenuti con una banca del posto. Gli inquirenti hanno anche perquisito la sua abitazione. Che genere di lavoro svolgesse con esattezza Riccardo Scoponi, nessuno sa riferire con precisione. In città è noto come imprenditore, impegnato nel settore delle macchine, ma per un periodo ha anche fatto il giornalista come il padre. Si è qualificato anche come manager e ultimamente girava con macchine di grossa cilindrata, in particolare Jaguar, che ama particolarmente. «Ma sono tutte macchine usate», dice qualcuno, «non di grosso valore». Secondo l’accusa sarebbe stato a capo di una delle società coinvolte nel ‘’sistema carosello’’ studiato per creare operazioni economiche fittizie al fine di realizzare fondi neri poi riciclati in paesi esteri mediante investimenti in beni immobiliari, gioielli e automobili. Sarebbe stato, cioè, una sorta di ‘‘testa di legno’’ per una delle società, la ‘‘I-Globe’’, attorno alla quale ruotava la megatruffa. Avrebbe, insieme ad altri citati nel decreto, posto in essere «condotte inerenti allo svolgimento delle operazioni commerciali fittizie, avendo piena consapevolezza della inesistenza dei rapporti commerciali sottostanti alla emissione di documentazione fiscale e della utilizzazione di detta documentazione, al solo scopo di appropriarsi in tutto o in parte, per proprio conto, di terzi e-o per conto delle società amministrate e rappresentate, dell’Iva sottratta all’erario».