di ROBERTA GALLETTA
CIVITAVECCHIA – Evento noto in origine come ‘‘Processione degli Incappucciati’’ per il cappuccio indossato dai fedeli che vi partecipavano, la ‘‘Processione del Venerdì Santo o ‘‘del Cristo Morto’’ rappresenta una tradizione consolidata a Civitavecchia. Alcuni storici fanno risalire la manifestazione intorno all’anno Mille. La tradizione narra che alcuni fedeli di Civitavecchia sollecitarono San Bonaventura da Bagnoregio, di passaggio nel borgo portuale diretto a Lione, a fondare nel 1274 una confraternita simile a quella costituita dallo stesso Santo a Roma nel 1263, chiamata Compagnia dei Raccomandati alla SS. Vergine, perché aveva ricevuto in sogno l’apparizione della Madonna che gliene aveva ordinato la fondazione. Sono del 1280 alcuni contratti tra l’autorità civile e la Confraternita per l’assistenza ai malati di Civitavecchia, segno dell’antichità della confraternita e della sua attività svolta, che dal 1638 fu solo a favore dei carcerati, in quanto erano subentrati nell’officio di assistenza ai malati nell’ospedale locale, i Fatebenefratelli. Grande fu l’opera della Confraternita del Gonfalone tanto che nel XVII secolo la Chiesa concesse loro il titolo di Arciconfraternita ed il privilegio di accordare, da parte del proprio Priore, ogni anno, la grazia ad un condannato a morte. L’evento era rappresentato da un corteo il cui protagonista era il condannato che, vestito di un saio bianco con un cappuccio che ne celava l’identità e con ai piedi due catene spezzate come simbolo della grazia concessa, partecipava al corteo che si snodava per le vie principali della città per la sua liberazione accompagnato da confratelli, sacerdoti e guardie. Dopo la messa celebrata nella Chiesa della Stella veniva rivestito e rifocillato dalla stessa e, munito di un lasciapassare, diventava un uomo libero. Il corteo rappresentava anche il simbolo di un cammino che portava il condannato ad essere un uomo nuovo. E’ da qui che nasce la processione che è la tipica manifestazione popolare di fede che si rinnova e che resta legata al suo significato di tradizione, con una base di folclore in cui è molto sentita la parte santa che ne rappresenta il momento di profondo raccoglimento, conservando nella sua struttura elementi importanti che la collocano nell’ambito delle sacre rappresentazioni, embrioni del teatro moderno.