di MARCO DI GENNARO *
Spero che i Cattivi pensieri di Giampiero Romiti siano solo cattivi pensieri. Se la realtà fosse quella che lui descrive, la situazione sarebbe tragica. Più che la Padania del folkloristico senatùr, lo scenario delineato da Romiti evoca, infatti, l’antica Roma di prezzolati pretoriani e di imperatori come quel mattarello, ma non troppo, di Caligola che nominò senatore il suo cavallo con il duplice risultato di chiarire chi comandava e quale fosse la sua considerazione del popolo e dei suoi rappresentanti. A parere di Romiti dopo duemila anni nulla sembrerebbe cambiato. Consiglieri al posto dei pretoriani, discutibili nomine fatte dal sindaco motu proprio, svilimento del ruolo del Consiglio comunale da massima assise democratica a luogo di rituali e acritiche approvazioni di qualcosa deciso altrove. La politica, lascia intendere Romiti, non viene intesa come servizio alla collettività ma come gestione di potere finalizzata all’ottenimento di consenso per avere altro potere in una perversa spirale che allontana i cittadini dalla politica e fa mercimonio della cosa pubblica. L’effimero obiettivo dell’immediato consenso induce inevitabilmente a scelte di corto respiro che privilegiano l’apparenza sulla sostanza. Ecco, quindi, i marciapiedi e le rotonde, una marina senza un mare fruibile, non un vero piano regolatore che sappia coniugare progettualità ed un efficace utilizzo del territorio ma discutibili varianti più attente ad interessi particolari che a quelli della collettività. Mentre la disoccupazione ha ormai raggiunto intollerabili livelli, manca la capacità di realizzare un progetto che sappia creare vera occupazione e duraturo sviluppo. Il ruolo dell’ente locale che dovrebbe essere di proposizione e di controllo risulta troppo spesso intrusivo e condizionante anche rispetto a valide iniziative imprenditoriali in cui si finisce, però, per ricercare un interesse solo personale e non collettivo. Spero non sia così, ma lasciamo che ogni cittadino valuti se quello che Romiti intende e lascia intendere corrisponda alla realtà. Per quello che ci riguarda riteniamo indispensabile che si ponga fine alla confusione dei compiti e venga ristabilito il ruolo dei partiti quali garanti della vita democratica e della difesa del bene comune. Non avrebbe senso un governo dei consiglieri che hanno il fondamentale compito di indirizzo e di controllo ma non di gestione. Questo indirizzo non può che essere frutto di una valutazione politica che ogni partito fa delle problematiche di interesse generale secondo la sua prospettiva ed i contenuti del programma, portando tale risultato alla discussione con le altre forze della coalizione e la sintesi finale al confronto indispensabile con l’opposizione. La gestione, ovvero l’attuazione pratica secondo i principi della trasparenza e della correttezza amministrativa, delle linee di indirizzo spetta alla Giunta il cui operato deve periodicamente essere analizzato per valutarne la congruenza con le linee di indirizzo. Questi fondamentali dell’azione politico-amministrativa non possono essere trascurati. L’alternativa è il caos. C’è bisogno di onestà, di fiducia nelle istituzioni, di solidarietà e di giustizia sociale ed ognuno è chiamato a fare la sua parte. Ai partiti il compito di riportare la politica al suo vero ed unico obiettivo: il bene comune. Per fare ciò l’Udc intende promuovere momenti di riflessione, di confronto e di proposta con tutti soggetti interessati sulle problematiche più critiche del nostro territorio cominciando da quella del lavoro.
* Segretario Udc