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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Sit-in contro la prof: ultimatum degli studenti

    TARQUINIA – Hanno deciso per una tregua, ma sarà solo momentanea. Gli studenti dell’Isis di Tarquinia, stamattina hanno ampliato la protesta. Erano davvero tanti: sia quelli dell’ITCG Cardarelli sia quelli del liceo scientifico Galilei. Centinaia di ragazzi si sono accalcati lungo la provinciale Porto Clementino, fuori dei cancelli dell’istituto, per chiedere a gran voce l’allontanamento della professoressa di lettere. Tanti gli striscioni, con scritto “Vai a casa”, “Vogliamo l’istruzione”, sventolati in strada durante un sit-in al quale ha preso parte anche il sindaco Mauro Mazzola che ha rinnovato la sua solidarietà ai ragazzi. Domani mattina però tutti gli studenti dell’Isis entreranno in classe. «Abbiamo riferito al preside Guzzone – spiega il rappresentante d’istituto Alberto Bonucci –che staremo buoni per una settimana. Ma se da lunedì la professoressa non verrà allontanata, entreremo tutti quanti in sciopero ad oltranza». protestaInsomma, un vero ultimatum per gli organi competenti: o la professoressa oppure gli studenti in classe. Resta, ancora oggi, lo stato di agitazione per le tre classi coinvolte direttamente, due del biennio (programmatori) ed una del triennio (geometri) che da giorni chiedono un intervento da parte del Provveditorato di Viterbo e della direzione scolastica regionale. Gli studenti in questione, usciranno dall’aula nell’ora di lezione della prof. La protesta si è svolta sotto la sorveglianza di polizia, carabinieri e vigili urbani. A dare man forte ai ragazzi, c’erano anche molti genitori che hanno ribadito la necessità del diritto allo studio: «Questi ragazzi rischiano di perdere mesi preziosi, senza svolgere regolarmente le lezioni». «La professoressa arriva a fare anche otto appelli prima di cominciare – hanno ribadito gli studenti – e poi un paio di ore ad imparare l’alfabeto scritto con enfasi alla lavagna A.B.C… Ma noi siamo ragazzi delle superiori. Non siamo dementi». Altre firme sono state raccolte oggi, in attesa che si trovi una soluzione, dopo che il consiglio di stato ha invalidato il trasferimento d’ufficio dell’insegnante che già lo scorso anno è stata oggetto di contestazione da parte degli studenti. La prof d’italiano, con problemi psichici dovuti ad un forte stato depressivo, lo scorso anno era stata allontanata dalla scuola per malattia e anche sottoposta al Tso. Quest’anno è tornata in istituto, dopo aver vinto il ricorso, ed il problema si è riproposto. L’insegnante, M.F. di 59 anni ha rilasciato una dichiarazione all’Ansa: «No, no, con l’alfabeto ho finito. Ora iniziamo con i verbi». Alla domanda sul perché abbia deciso di far ripetere per ore l’alfabeto ai suoi allievi, che sono in procinto di diventare geometri o tecnici informatici, ha risposto chiara: «Ma questi non sanno niente, nemmeno come si tronca una parola. Lo so io che fatica». Ad avviso della professoressa, gli studenti e i loro genitori, «anche per colpa di qualcuno all’interno dell’istituto», avrebbero detto cose false sul suo conto. «Ma i giudici – ha sottolineato – mi hanno dato ragione in tutte le sedi. Quindi vado avanti per la mia strada. Devo tutelare la mia persona». L’insegnante sostiene di non sapere ancora quali sbocchi potrà avere la contestazione in atto. Stamattina avrà un incontro con il direttore scolastico provinciale. «L’ho chiesto io – ha detto – Vedremo cosa emergerà dal colloqui e poi, con il mio avvocato, valuteremo il da farsi». Sulle ragioni che l’hanno spinta a presentare ricorso contro il suo trasferimento d’ufficio disposto l’anno scorso dice: «Sarei diventata ‘perdente cattedra’, avrei subito un grave danno. Quindi mi sono ribellata. E non voglio nemmeno più essere sottoposta a visite. È inutile che le dispongano, tanto io non mi presenterei, come ho fatto in passato». Sugli otto appelli, la prof ammette «qualche volta sì, l’ho fatto. Ma solo per verificare se gli studenti che avevano risposto ‘presente’ fossero realmente in classe e che qualcun altro non avesse risposto a loro nome». Il preside Nicola Guzzone, da parte sua ribadisce il «no comment». Secondo quanto si è appreso, i responsabili della scuola, d’intesa con gli uffici scolastici provinciale e regionale, hanno deciso di muoversi con i piedi di piombo. La linea concordata è quella della massima cautela, perché la professoressa al centro della contestazione ha vinto un ricorso al Consiglio di Stato, inoltre per evitare la diffamazione. L’ufficio scolastico provinciale e i dirigenti vogliono evitare che si crei un precedente. (Ale.Ro.)