CIVITAVECCHIA – Bavagli sul viso ed uno striscione esposto sul terrazzo di Palazzo del Pincio, con scritto “No al furto di democrazia. Referendum subito”. Questo il primo atto dimostrativo del comitato per i due referendum cittadini, quello abrogativo della delibera 71 che prevede la cessione ai privati del 60% della Holding Civitavecchia Servizi (HCS) e di conseguenza la gestione dei servizi attualmente gestiti da Etm, da Etruria Servizi e parte del servizio idrico, e l’altro consultivo per impedire che i rifiuti di Roma vengano conferiti nel territorio di Civitavecchia. «Ci stanno togliendo un diritto» hanno tuonato i membri del comitato. A spiegare nel dettaglio il problema è stato Roberto Bonomi, che ha parlato di una situazione preoccupante. «Ad inizio aprile abbiamo consegnato le oltre 2500 firme – ha spiegato – entro un mese il consiglio si sarebbe dovuto esprimere sull’ammissibilità e la validità delle firme, a seguito del parere di un’apposita commissione composta dal dirigente dell’avvocatura, il difensore civico e il segretario generale». Ma proprio qui nasce il problema. A quanto pare, infatti, con la riorganizzazione della macrostruttura del Comune, la figura del dirigente dell’avvocatura è scomparsa, con il ruolo ricoperto ad interim dal segretario generale. «La commissione, quindi, con due soli membri non può riunirsi – ha aggiunto Bonomi – una motivazione strumentale che contrasta con lo statuto comunale, tanto che dal Pincio è giunta la proposta di modifica del regolamento. Ma si sa, passerà del tempo. E intanto il referendum non può svolgersi negli stessi giorni di quello nazionale. Per questo abbiamo interessato della vicenda il Prefetto, in attesa di una convocazione».
Amministrazione
2 Novembre 2011
Stop al referendum, il comitato lancia l'allarme