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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Truffa Fastweb: Scoponi non parla

    TARQUINIA – Si è avvalso della facoltà di non rispondere Riccardo Scoponi, il tarquiniese finito nell’inchiesta relativa alla gigantesca rete di riciclaggio di denaro sporco con ramificazioni internazionali, scoperta dalla Guardia di Finanza e dai carabinieri del Ros. Il tarquiniese, difeso dall’avvocato Andrea Miroli, del foro di Civitavecchia, stamane, durante l’interrogatorio di garanzia svoltosi a Viterbo al carcere Mammagialla, ha deciso di non rispondere alle domande del magistrato. Solo nei prossimi giorni, dopo un attento esame degli atti (tutto il decreto consta di ben 1600 pagine), sarà possibile delineare con esattezza il quadro nell’ambito del quale si inserisce l’accusa nei confronti di Scoponi. Il suo nome, come già detto, risulta legato alla I-Globe, una delle società coinvolte nel ‘‘sistema carosello’’ studiato, secondo l’accusa, per creare operazioni economiche fittizie al fine di realizzare fondi neri poi riciclati in paesi esteri mediante investimenti in beni immobiliari, gioielli e automobili. Della società, Riccardo Scoponi, è stato amministratore per un certo periodo di tempo, poi la stessa società risulta ‘‘dileguata’’ in Russia, a Mosca per l’esattezza. Tutto ruoterebbe attorno ad una girandola di bonifici e di false fatturazioni. Si parla di una frode che ha sottratto alle casse dello Stato italiano 365 milioni di euro e che avrebbe permesso di realizzare utili all’organizzazione criminale. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, riportata dal ‘‘Sole 24ore’’, il carosello delle fatture inizia da Londra. Nella capitale inglese ha sede la società Acumen Ltd, che il 13 aprile del 2005 effettua un bonifico a favore di Telecom Italia Sparkle per circa 2 milioni di euro. Il pagamento è giustificato dall’acquisto di traffico telefonico, si tratta presumibilmente anche di chat erotiche o di altro contenuto. Ben 2 milioni di euro entrano dunque in Italia. Secondo gli investigatori, si tratterebbe di denaro appartenente all’organizzazione criminale. Nel viaggio verso l’Italia, giustificato da fatture, i soldi si ripuliscono ed entrano nelle casse di Telecom Sparkle. Ma ci restano poco. Dopo aver trattenuto una percentuale di quei denari, si dice intorno al 5%, Telecom Sparkle li bonifica, aggiungendoci l’Iva, ad una società di comodo italiana denominata I-Globe, proprio quella di cui è amministratore Scoponi. Una società, che secondo gli investigatori, è una ‘’scatola vuota’’. I due milioni con l’Iva diventano quindi 2 milioni e 280mila euro. Se l’operazione fosse regolare, I-Globe dovrebbe pagare i 280mila euro di Iva allo Stato. Invece, rispedisce i soldi a Londra, alla stessa Acumen, da cui è iniziato il viaggio. Il tutto, sostengono gli inquirenti, giustificato da ‘’fatture false’’. A Londra il 29 aprile, il carosello ricomincia. Acumen, secondo la ricostruzione degli inquirenti, rispedisce gli stessi denari, maggiorati dell’Iva non pagata, a Telecom Italia Sparkle. La quale fa lo stesso: trattiene il 5% circa e, aggiungendo nuova iva, bonifica i denari, diventati 2 milioni e 645mila euro, sempre alla I-Globe. Nello stesso momento un’altra società inglese, Diadem, inoltra a Fastweb un bonifico, giustificato sempre da fatture a fronte di traffico telefonico, da 747mila euro. E Fastweb trattiene la sua percentuale, poi bonifica il resto, maggiorato dell’Iva, alla solita I-Globe. La quale mette insieme i soldi di Telecom Sparkle e quelli di Fastweb e, senza pagare l’Iva allo Stato, rispedisce tutto alla londinese Acumen. Il ‘’giochetto’’ mette insieme i denari transitati da Fastweb e da Telecom, li mischia, li fa ripassare più volte dall’Italia. E il bottino lievita ogni volta di un importo pari all’iva non pagata allo Stato italiano. E permette di ripulire i denari dell’organizzazione. Le tasse italiane vanno a Panama e i giri continuano, anche con altre società. Sarebbero iniziati nel 2003 e continuati fino al 2007. Ad ogni tour Italia-estero il bottino si arricchiva di nuova Iva che, non pagata allo Stato, restava in mano all’organizzazione. Alla fine la frode fiscale costa allo Stato 365 milioni di euro. L’Iva non pagata allo Stato Italiano fa il giro per il mondo. Anche in case, diamanti, macchine. Il tutto viene garantito anche dalla sostituzione dei protagonisti. Così le società di comodo italiane, ma anche quelle estere, in poco tempo spariscono o cambiano sede. La I-Globe prima aveva la sede a Roma, in via Domenico Azuni, e faceva capo a Riccardo Scoponi, poi si è trasferita a Mosca e al posto di Scoponi figura un russo, Mikhail Nikitin. Anche l’inglese Acumen oggi non è più in Inghilterra: la sede si è infatti trasferita in Finlandia, ad Helsinki. Per lo Stato italiano, quindi, recuperare l’Iva diventa quasi impossibile. La frode si completa. A questo punto resta da capire quanto questo giro di denaro fosse noto alle due società italiane, Fastweb e Telecom Italia Sparkle, e allo stesso Scoponi. Sarà l’iter giudiziario a chiarirlo. Tocca alla magistratura individuare le responsabilità, in questo polverone di fatturazioni che rischia di fare di tutta l’erba un fascio.