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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Tvn, Legambiente: "Inquinerà come tutta l'Estonia"

    CENTRALECIVITAVECCHIA – “Pù di 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari alle emissioni dell’Estonia. Numeri da brivido che faranno della centrale a carbone di Torre Valdaliga nord a Civitavecchia il secondo impianto in Italia per impatto dal punto di vista climatico, con 6.500 ore all’anno di lavoro a pieno carico per produrre 1.980 megawatt ed un rendimento del 45%. E’ questo uno dei dati di ‘Stop al carbone’, il dossier nazionale di Legambiente, in cui viene spiegato perché potenziare l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica sia una scelta sbagliata”. È quanto si legge in una nota di Legambiente Lazio. “È assurdo – dichiara nella nota il presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati – aver costruito a Civitavecchia una centrale a carbone. Le enormi emissioni di CO2 della produzione elettrica con questo combustibile sono inevitabili, il carbone ‘pulito’ non esiste. Nonostante anni di protesta si va nella direzione opposta a quella fissata dalla Ue. In termini di emissioni di Co2, il carbone è il combustibile fossile che ne produce di più. È inoltre controproducente per l’economia del Paese, non ridurrà le bollette, non aumenterà né la sicurezza né l’efficienza energetica’. Anche centrali di nuova generazione, non riescono a scendere sotto ai 770 grammi di Co2 per chilowattora prodotto, quasi il doppio di quello che emette una centrale a ciclo combinato a gas naturale. La centrale fa parte di uno dei più grandi poli di produzione termoelettrica d’Europa: oltre 6.700 MW, considerando Torre Valdaliga Sud e Montalto di Castro. Considerando i dati del 2006 dell’Inventario Nazionale delle Emissioni (Ines), si evidenzia per questi impianti il superamento di diverse soglie, a cominciare dalle quelle previste per gli ossidi di zolfo, per gli ossidi di azoto, per il cadmio, il cromo e il nichel”. “Un esposto dei comitati e delle associazioni locali – conclude la nota – evidenzia che i primi scarichi di carbone sarebbero avvenuti in barba alle prescrizioni per evitare la dispersione di polveri nelle fasi di trasporto. Inoltre è scaduta alla fine di dicembre l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per l’impianto, mentre manca ancora ‘una valutazione preliminare dei possibili composti inquinanti’, con carenze in particolare per l’arsenico, il cloro e il fluoro. ‘Va ristrutturata la rete di monitoraggio – dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio -verificando la modellistica diffusionale e verificando quindi la collocazione delle centraline, ma anche ridefinendo gli inquinanti da controllare, comprendendo anche le Pm2,5 e l’ozono. Compiti che, a nostro avviso, vanno tutti affidati all’Arpa Lazio, come nel resto della Regione”.