di GIAMPIERO ROMITI
È ORA DI REAGIRE – Che razza di città diventerà la nostra? Non sappiamo se si tratti di una domanda da un milione di dollari o da dieci centesimi: ogni risposta sarebbe, difatti, giusta e al tempo stesso sbagliata. Ed ecco allora che si procede a tentoni lungo una strada indicata da nessuna cartina e che fatalmente si ignora dove porti. Tanto per intenderci: perché sentir dire che è vietata la raccolta differenziata; che non si deve inchiodare l’Enel alle sue responsabilità né pretendere che venga garantita al mille per cento la qualità dell’aria, è azzardare la richiesta di elettrificare le banchine portuali, di costruire un nuovo ospedale e la cittadella dello sport e tutto ciò di cui si ha urgente bisogno per rifare i connotati a questa città, e non il contrario? Se continuiamo ad assistere passivamente ai film dell’orrore che vengono proiettati sullo schermo di Civitavecchia, un futuro migliore resta un optional costosissimo ed irraggiungibile. Le nuove generazioni non meritano la condanna della sedia elettrica: è ora di passare all’azione fatta di intransigenti prese di posizione e di sana denuncia di errori, mistificazioni, deleteri interessi privati e prevaricazioni che dovessero contraddistinguere il modus operandi di chi amministra. Meditate gente, meditate. E reagite.
TARQUINIA RINGRAZIA – Una salutare vacanza in Svizzera di dipendenti (e semplici collaboratori) comunali, precisamente a Lugano, val bene la spesa di ventimila euro. Sborsati, naturalmente, dai contribuenti che, così, si trovano con una splendida occasione in più per ringraziare il “padrone” di Palazzo del Pincio. Ringraziarlo di cosa? Di aver promosso al Salone delle Vacanze l’azienda agrituristica Valle del Marta. L’operazione sarebbe meritevole del più ampio consenso se non fosse, accidentaccio, che di quella stessa azienda nel territorio civitavecchiese non esiste traccia. Ma cosa s’è venuto a sapere? Che l’azienda si trova in quel di Tarquinia ovvero in un luogo dove il turista o il vacanziere può andare liberamente e legittimamente senza, però, offrire un solo beneficio all’economia made in Civitavecchia. Rallegriamoci per il grande senso di altruismo del nostro primo cittadino, bravo a preoccuparsi che l’erba del vicino sia verde a differenza della nostra che in verità si vede solo in cartolina. Insomma, per dirla tutta, crediamo di capirlo il sindaco Moscherini. Deve conoscere così bene la “Marta” da considerarla incantevole, se è vero (salvo ricordare male) che già negli anni in cui ha regnato all’Authority manifestò di avere un debole per l’azienda tarquiniese. Sarebbe stato pertanto sorprendente se da sindaco avesse dimenticato un recentissimo passato che è e rimane un attualissimo presente. Cosa avrà di magico quella Valle?
CIANI, CI SEI? – La “fissa” di Sua Maestà il Primo Cittadino? L’Autorità Portuale, non c’è dubbio. Un giorno sì e l’altro pure turba i pensieri di questo sindaco che con le chiappe sulla poltrona più soffice della struttura di Molo Vespucci deve aver trascorso giornate così libidinose da sentirne una canaglissima nostalgia. In particolare sono mesi che Moscherini lancia velenosissimi strali contro il presidente dell’Authority, a suo dire incapace di gestire un Ente così importante, responsabile della recessione portuale in atto e della paralisi operativa che ormai strangola lo scalo marittimo. E sempre, puntuale, spedisce la botta ai capi del centro destra: commissariate l’Ente, fate scomparire dalla faccia della terra il suo attuale number one. Tra i molteplici, un esempio fresco di giovedì scorso: se l’Icpl versa in condizioni disastrose è colpa di Ciani. E non contento di aver piazzato un destro così preciso, Moscherini ha doppiato con un gancio sinistro mortifero: “Mi auguro che il presidente se ne vada quanto prima, non perché voglia andare io al porto ma perché ognuno deve fare il proprio mestiere. Lui è un autoferrotranviere, faccia ciò che sa fare”. Straordinario, vero? Ma tanta arroganza e scarsa considerazione del prossimo non sorprende neanche un po’: è la specialità della casa moscheriniana. Sorprende invece tantissimo che Ciani continui serafico a comportarsi da democristiano incallito, che si guarda bene dal replicare con tutti i sentimenti. Un Ciani, cioè, così evangelico dal porgere in continuazione l’altra guancia. Zero reazioni, appena appena qualche vagito: un’eccezionale pasta d’uomo, pardon di presidente! Che però a furia di prendere sganassoni, si ritrova con una faccia gonfia come una zampogna. Domanda: signor Fabio, non sarebbe ora di imbracciare il bazooka e combinare tanto di quel caos da far scomparire anche la più pallida traccia di un passato che Le sta procurando soltanto guai e perdita di credibilità?
Politica
2 Novembre 2011
Una città addormentata che ha bisogno di reagire