di STEFANIA VIGNAROLI
LADISPOLI-CERVETERI – L’accusa è di associazione a delinquere, estorsione ed usura. A finire in manette sono stati due fratelli pregiudicati: M.C. di 72 anni di Cerveteri e M.G. di 66 anni di Ladispoli. I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Civitavecchia ieri hanno arrestato i due in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Civitavecchia. L’indagine, partita nel 2008, ha permesso ai carabinieri di raccogliere una serie di elementi a carico di M.C., ritenuto a capo di un’associazione a delinquere, con la complicità di altri tre individui. Una organizzazione che gestiva un vasto giro di usura ed estorsioni nell’area di Ladispoli e Cerveteri. Già nel mese di marzo 2009, nell’ambito della stessa indagine, M.C. era stato arrestato in quanto ritenuto il promotore dell’organizzazione a delinquere, mentre tre persone di Ladispoli furono raggiunte da un provvedimento cautelare dell’obbligo della firma. Tutti vennero ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere, estorsione ed usura. Le indagini dei carabinieri hanno permesso di identificare una decina di vittime del sodalizio, perlopiù imprenditori e commercianti di Ladispoli e Cerveteri, che hanno denunciato di aver ricevuto finanziamenti in denaro a tasso usurario. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le vittime erano costrette a pagare interessi variabili tra il 15 e il 20% mensile e i crediti vantati dai debitori insolventi venivano recuperati forzatamente, mediante l’uso di azioni minatorie ed intimidazioni: «…Ti mandiamo persone di origine napoletana pericolose…»). I prestiti venivano erogati sulla base di garanzie reali che le vittime offrivano (esercizi commerciali, immobili o altre beni) e, in caso di mancato pagamento degli interessi, venivano poste in essere tutte le procedure per rilevarne la proprietà, in caso di insolvenza. Nel corso delle indagini, già nel marzo scorso, sono stati trovati e sequestrati 17 assegni postdatati, per un valore complessivo di 42mila euro, nonché 29 assegni in bianco. L’attività investigativa ha evidenziato che l’usura veniva posta in essere attraverso due metodi classici. Uno di questi è definito ‘‘fermo mensile’’: tale illecito metodo finanziario, tra l’altro ‘‘il più comunemente usato dagli usurai’’, consiste nel rilascio di un prestito decurtato ‘‘ab initio’’ degli interessi e garantito dalla vittima con un assegno pari alla richiesta avanzata. Ogni mese venivano corrisposti dall’usurato i soli interessi pretesi dall’aguzzino, sino a quando la malcapitata vittima non riusciva a pagare l’intera somma richiesta a titolo di prestito in un’ unica soluzione. Altro metodo è il ‘‘cambio assegni’’: gli usurai, procedevano con la vittima a scambiarsi assegni del proprio conto corrente, o all’acquisizione di assegni postdatati, rilasciando nel contempo assegni pagabili a vista o denaro contante, ovviamente, decurtati del tasso di interesse. Le successive indagini svolte dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Civitavecchia sugli assegni sottoposti a sequestro durante la prima fase dell’operazione hanno permesso di accertare ulteriori imprenditori finiti sotto ‘‘strozzo’’. Infatti M.G., dopo l’arresto del fratello M.C., avrebbe preso in mano la situazione, chiedendo alle vittime le rate mensili. Inoltre lo stesso aveva premeditato col fratello addirittura l’eventuale giustificazione in caso di perquisizione dei carabinieri e rinvenimento degli assegni recuperati, da attribuire al fatto «…Erano assegni per compravendita di mobili di antiquariato…». In alcune circostanze i militari hanno accertato che alcuni imprenditori, in cambio dei soldi, consegnavano agli aguzzini il rateo mensile, comprensivo degli interessi, talvolta anche in generi alimentari. Pertanto a conclusione dell’ulteriore attività investigativa, il gip presso il tribunale di Civitavecchia ha richiesto l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare di sottoposizione agli arresti domiciliari a carico di M.C. e di M.G.. Gli arrestati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari presso i rispettivi domicili a disposizione della autorità giudiziaria civitavecchiese.