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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Via Pinelli, per i tecnici nessuna irregolarità

    VIACIVITAVECCHIA – È ancora in fase preliminare, ma è entrata nel vivo questa mattina la vicenda giudiziaria legata al presunto abuso edilizio relativo alla palazzina di via Pinelli, oggi di nuovo dissequestrata anche a seguito della sanatoria approvata dal Pincio. Davanti al giudice Postiglione e al pubblico ministero Alessandro Gentile sono stati ascoltati due dei cinque indagati nell’indagine, l’architetto Francesco Correnti e l’architetto Claudio Mari; sono stati gli avvocati difensori dei due, Stefano Bonifazi per Correnti e Pier Salvatore e Francesca Maruccio per Mari, a chiedere nel corso delle precedenti udienze che venissero sottoposti ad esame i propri assistiti. «Questo perchè – aveva infatti spiegato proprio l’avvocato Maruccio – ci troviamo di fronte a dei tecnici, che possono così illustrare la propria posizione entrando nel dettaglio di quanto contestato». E così è stato questa mattina, quando i due sono entrati nel dettaglio della vicenda, chiarendo la propria posizione e di conseguenza quella del Pincio, essendo loro tecnici comunali. «È stata ricostruita la questione relativa a via Pinelli – hanno spiegato anche i legali degli altri indagati, gli avvocati Adriano Sansonetti e Ludovico D’Amico – con la vicenda letta da una diversa ottica, quella appunto dei tecnici». A quanto pare dall’esame dei due indagati sarebbe stata capovolta quella che è la tesi accusatoria della Procura. «L’ipotesi che escludeva la possibilità della concessione – ha spiegato l’avvocato Bonifazi – è caduta secondo quanto riferito dai due tecnici. Dai documenti che sono alla base dell’istruttoria del pubblico ministero non risulterebbero ostacoli alla concessione rilasciata dal Pincio per costruire in quella zona». I vincoli che sono alla base dell’ipotesi accusatoria della Procura, infatti, non sarebbero contenuti negli atti notarili dei due professionisti e nelle successive modifiche al Prg, raccolte sotto la ‘‘Carta delle Certezze’’. L’edificazione in quell’area era quindi consentita. Dalle parole dei due tecnici, il verde pubblico è risultato essere ‘‘verde condominiale’’, e la questione legata alla viabilità non avrebbe comunque impedito il rilascio della concessione. «Se dalle carte fossero risultate cose diverse – ha aggiunto l’avvocato Maruccio – i tecnici non avrebbero permesso la costruzione; ma se negli atti del notaio non erano riportati eventuali vincoli, evidentemente non erano presenti oggettivamente al catasto. Non ha quindi senso dare la colpa al tecnico del Comune». L’udienza è stata poi rinviata all’11 maggio per le discussioni.