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    Economia e Lavoro
    30 Novembre 2011
    Commercio: profondo rosso

    di SILVIA TAMAGNINI

    CIVITAVECCHIA – L’acuta crisi finanziaria ed economica che attanaglia l’Italia ormai da diverso tempo, rispecchia completamente l’attuale situazione di Civitavecchia. Girando per le vie del centro storico, in particolar modo Via Trieste e zona mercato, un tempo punto nevralgico per il commercio, si rimane colpiti dalle molte saracinesche abbassate e per il copioso numero di cartelli con su scritto ‘‘Affittasi’’ o ‘‘Vendesi attività commerciale’’. Molti dei negozi storici, dove tutti abbiamo almeno una volta fatto degli acquisti hanno chiuso. Molti negozianti non negano la difficoltà di arrivare a fine mese, in particolar modo quei soggetti che non sono proprietari delle mura e che quindi devono pagare l’affitto. Risulta sempre più complicato, dichiarano in molti, riuscire a mantenere dei dipendenti e pagare loro gli stipendi. E per questo, prima di accumulare troppi debiti, decidono di chiudere l’attività.
    LALa situazione risulta grave, come si evince dai dati forniti dalla ConfCommercio Civitavecchia, nella tabella qui a fianco. Gran parte dei negozi d’abbigliamento e del settore alimentare hanno avuto andamenti negativi, e risulta fortemente ridotto il tessuto microproduttivo. Tutti questi segnali denotano una crisi ormai strutturale del commercio, dove si fa sempre più difficile difendere la propria attività, tra rincaro dei costi di gestione, affitti esorbitanti e calo dei consumi.
    «Sicuramente a Civitavecchia sono presenti molte attività a conduzione familiare – ha affermato il presidente dell’Ascom Confcommercio, Vincenzo Palombo – che sono riuscite a salvaguardare la propria attività, ma questo non vuol dire che tale situazione di crisi non le abbia danneggiate. Oltre a ciò su aggiunge il fatto che la liquidità scarseggia all’interno del sistema bancario, e questo produce una difficoltà ulteriore per il reperimento di risorse finanziarie da parte dell’azienda. Il quadro è assolutamente complesso, di difficile soluzione soprattutto in termini temporali: credo che la crisi purtroppo farà sentire i suoi effetti ancora per molto». Sono diversi i fattori, economici e non solo, che hanno portato a questa situazione, molti dei quali esogeni al sistema econmico ed istituzionale locale, certo è che non si è neppure tentato di analizzare ed affrontare istituzionalmente la situazione. Rimangono solo le chiacchiere, le lamentele ed i ricordi di un tempo, quando la zona antica di Civitavecchia pullulava di persone e di negozi.

    I NEGOZI CHIUDONO, LA TERZA STRADA DIVENTA L’ULTIMA –  Nei mesi scorsi venne presentato il ‘‘centro commerciale naturale’’, che con l’isola pedonale avrebbe dovuto rivitalizzare una via storica di Civitavecchia, come la famosa Terza strada, oggi via Trieste. Girando per gli isolati, si notano solo particolari che non si vorrebbero vedere: auto in sosta vietata e cartelli sulle porte chiuse o le saracinesce abbassate: «Vendesi attività commerciale» o «Affittasi». E l’aspetto fenomenico della crisi si allarga anche ad un’altra zona nevralgica, come i portici di Corso Marconi.

    I RISTORANTI – I civitavecchiesi, nonostante questo periodo di crisi, sicuramente non rinunciano completamente ad andare a mangiare fuori, e soprattutto alla cena del sabato. Andare al ristorante rappresenta un momento di divertimento e relax, ma per una famiglia media questo ha un costo oneroso: oltre 100 euro, che scendono tra i 60 e i 70 per una ‘‘pizzata’’. Molti ristoranti per invogliare i clienti propongono menù fissi dai prezzi accessibili. Ma questo non è sufficiente a sostenere l’economia del settore della ristorazione: come per il commercio, i costi di gestione sono troppo elevati. Ed anche in questo caso, come confermato dalla Confcommercio e dal presidente della FIC Civitavecchia, la crisi ha portato alla chiusura di molti ristoranti. «E sono molti quelli a rischio chiusura in questo momento – dichiara il presidente della FIC Civitavecchia, Lucio Cappannari – . Gli unici che riescono a sopravvivere in questo momento sono quei locali a gestione familiare, proprietari delle mura, e che riescono ad abbattere i costi dei prodotti gastronomici attraverso l’autoproduzione. L’ingrediente segreto che caratterizza la cucina italiana è la creatività, che permetterà a questo settore di sopravvivere anche a questa crisi».

    AUTO: DA CONCESSIONARI A PLURIMARCHE, CON NOLEGGIO E SERVIZI ASSICURATIVI – La crisi economica globale ha particolarmente colpito il settore automobilistico, perché la spesa per l’acquisto di una nuova vettura è difficilmente sostenibile in un periodo in cui non vi è certezza di lavoro e di reddito. «E’ sempre più complicato – afferma Armando Giammaria, il decano dei concessionari locali – riuscire ad ottenere un finanziamento per l’acquisto di una nuova vettura. Le vendite sono crollate clamorosamente e, in assenza di incentivi statali, non si sono registrati segnali di ripresa. Attualmente, il mercato automobilistico attraversa una crisi profonda e diverse case produttrici segnalano cali vertiginosi delle vendite». A Civitavecchia sono scomparsi rivenditori autorizzati ed ufficiali di marchi come Fiat e Volkswagen. «Molti concessionari – spiega Giammaria – per poter continuare ad esistere sul mercato sono dovuti diventare plurimarche ed hanno dovuto associare alla vendita auto altri servizi, come ad esempio il noleggio vetture e i servizi assicurativi. E anche così, non è facile andare avanti».

    Nella prossima puntata il punto sul settore bancario e immobiliare.