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    Lettere
    30 Novembre 2011
    "Contro l’invito del Questore, Natale alla De Carolis tra i migranti"

    di PIETRO TIDEI *
    Alle celebrazioni del decennale della Fondazione Cassa di Risparmio ero anche io tra gli attenti spettatori del suo intervento, sui valori della solidarietà e dell’accoglienza ai migranti, rivolto alla comunità cittadina di recente messa a dura prova dalle presenze nella ex caserma De Carolis, con punte che hanno superato i 650 ospiti. Un richiamo, il Suo, che che si incardina negli alti valori della pastorale della Chiesa a partire dal Cristo, dal Suo esempio, dalla sua Promessa che anche in questo mondo sta crescendo «tra loglio e il frumento» il Regno del futuro. Non per alcuni privilegiati, ma per tutti. E’ – a ben guardare – la Buona Novella contenuta nel Natale, della notte felice della Sua nascita, di un un sole che non conosce più tramonto: l’eterna giovinezza di Dio penetrata in questo mondo per soggiornarvi stabilmente, custode della Promessa del Regno del Signore. E’ questo, l’insegnamento che ho tratto dalle Sue Parole e del quale Le sono sinceramente grato. E’ per non far torto a questa gratitudine che non Le nascondo, dunque, un certo sgomento a seguito dell’invito che Le ha pubblicamente rivolto il Questore di Roma, di non visitare l’ex caserma De Carolis, di stare lontano da quelle stamberghe, di non soffermare il suo sguardo sui volti che le popolano. Come se per Lei, e per la Chiesa locale tutta, dovessero rimanere fantasmi senza nome e senza voce. Io, invece, li ho visti, Eminenza, quando ho visitato, insieme a due miei colleghi parlamentari l’ex caserma e, subito dopo, investito insieme a loro il Governo, attraverso gli strumenti che il Parlamento ci ha messo a disposizione. Ebbene, nessun racconto, nessuna cronaca da parte mia potrebbe descrivere fino in fondo l’angoscia provata di fronte ai capannoni ammassati di letti, alla scarsità di igiene, di acqua, di generi di prima necessità. Non so se Lei accetterà o meno l’invito del Questore a passare oltre, a non occuparsi di loro. E’ vero: non condividiamo con loro la Fede, ma solo l’Umanità. Quella stessa Umanità che Gesù a voluto incarnare, promettendo l’avvento del Regno di Dio su questa Terra. Credo invece che per me, per Lei, per tutti non esista miglior posto della De Carolis per riflettere sul Natale. Là dentro farà freddo, non c’è nessuna forma di riscaldamento. Forse proprio la De Carolis è il luogo ideale per celebrare il Natale, con tanto di Mitra e Pastorale a sfidare – perché no – quell’invito a non «impicciarsi», quel monito dell’Autorità civile che suona alle orecchie dei credenti già di per sé come una sfida, alla sua Autorità, in primis e alla Chiesa tutta: «La Chiesa come Gesù dovrà dare la sua attenzione in modo speciale ai senza nome e ai senza voce» diceva Leonard Boff in «Gesù Cristo Liberatore « domandandosi se la Chiesa dovesse essere «olio o sabbia» nei rapporti con il potere che disdegnava i poveri nell’America Latina di allora come li disdegna oggi qui da noi. La invito dunque a varcare quei cancelli e a celebrare lì in Natale e – in quel caso – mi piacerebbe davvero unire alla Sua, la mia preghiera insieme a quella dei civitavecchiesi. Se invece Lei cederà al monito del Questore, alla tentazione di essere olio, ed eviterà gli attriti rifuggendo da quei capannoni, rinunciando a visitare la De Carolis, sappia che il mio Natale sarà comunque là. Credo che avrò con me, comunque, tanti civitavecchiesi, a portare a quei «senza nome» la speranza di avere almeno una «voce» che si levi in loro difesa, da dentro quel mondo della Politica che fin qui li ha lasciati in concreto senza risposte e senza futuro.

    * Parlamentare Pd

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