di SONIA BERTINO
CIVITAVECCHIA – Esclusi gli anni di università dal conteggio dell’anzianità per la pensione. Questa la novità inserita nella manovra finanziaria che ha immediatamente surriscaldato gli animi. In prima fila i medici del servizio sanitario nazionale che dicono basta a provvedimenti, per loro, penalizzanti: «Dal vertice di Arcore giunge una proposta indecente – ha commentato il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise – Uno scalone che allontana fino a 7 anni l’età pensionabile, mentre non si conosce la decorrenza del provvedimento e di conseguenza la sorte di chi ha maturato i requisiti entro il 2011, così come non si conoscono nel dettaglio gli effetti sulle anzianità maturate».
Gli fanno eco alcuni medici cittadini: «Non è corretto cambiare le regole del gioco quando la partita non è ancora conclusa», ha infatti commentato il dottor Marco Iacomelli, cardiologo presso l’ospedale San Paolo di Civitavecchia.
«Gli accordi contrattuali che prevedevano un determinato percorso lavorativo, come ad esempio – ha spiegato Iacomelli – luogo di prestazione del servizio, durata del servizio e modalità pensionistiche, vanno rispettati. Quanto successo è un ‘‘tradimento’’ a quel contratto che prevedeva un determinato percorso lavorativo che prevedeva appunto il riscatto degli anni di laurea».
Riscatto che avrebbe permesso ai medici del servizio sanitario nazionale di terminare prima la loro esperienza lavorativa. Si parla infatti di circa 6 anni di laurea e 5 di specializzazione.
«Proseguendo su questa strada non si andrà tanto lontano», è invece il grido d’allarme lanciato dal dottor Giuseppe Di Iorio, medico del pronto soccorso del nosocomio cittadino, che parla di una manovra iniqua: «Chi aveva pensato di poter arrivare alla pensione molto prima – ha proseguito – ora deve abbandonare questo sogno perché le carte in tavola dicono il contrario».
Delusione che non ha contagiato solo i due medici del nosocomio cittadino: «Da qui a cinque anni la situazione potrebbe precipitare – dichiara il dottor F.L. – le statistiche parlano chiaro: tra 4, al massimo 5 anni in Italia mancheranno medici». E non solo: «Ad essere messo in crisi sarà anche il ricambio generazionale. In una categoria come la nostra – spiega – dove si inizia a lavorare a 30 anni, se tutto va bene, e si raggiunge l’età pensionabile a 70 anni, sarà molto difficile per le nuove generazioni farsi spazio. L’unica cosa da sperare è che questa manovra, prima di giungere all’approvazione subisca delle modifiche».
A sottolineare le difficoltà della categoria anche un altro medico civitavecchiese: «Quando si inizia a lavorare a 30 anni, se non si può usufruire del riscatto universitario, l’Italia presto avrà tantissimi medici anziani. E poi – aggiunge rammaricato – da quanto si evince, sembra che il Governo ce l’abbia solo con la nostra categoria».
Una notizia, quella giunta da Arcore, che non ha lasciato con le mani in mano i sindacati di categoria che hannon confermato lo stato di agitazione dei medici, minacciando anche l’arrivo di un «autunno molto caldo» che va a sommarsi allo sciopero generale della Cgil fissato per il 6 settembre tra le mura capitoline.