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    Sanità
    11 Gennaio 2012
    Unisan, niente soldi ai cassintegrati

    SANTA MARINELLA – Non c’è pace per i lavoratori in cassa integrazione del consorzio Unisan che operavano nella struttura ex Anni Verdi. I dipendenti, non hanno ricevuto tutte le competenze relative agli ultimi due mesi dell’anno. «Non sono state messi in pagamento dagli uffici Inps, in quanto l’azienda ha consegnato in ritardo i modelli – dicono i cassaintegrati – per cui non ci è stato concesso di passare in pace e in serenità le feste natalizie e non sappiamo come fare a far fronte alle spese quotidiane per un minimo di sopravvivenza nostra e dei familiari. Ci hanno tolto quasi tutto, la dignità lavorativa, ci stanno rendendo difficile anche i rapporti interpersonali con i nostri cari, ci stanno togliendo la voglia di andare avanti e di affrontare le vicissitudini quotidiane, ci stanno massacrando nel cuore e nella mente. Ci hanno tolto un lavoro ingiustamente e loro continuano ad usufruire dei soldi destinati al servizio pubblico, non parliamo di pochi soldi, ma milioni di euro annui che vengono pagati dalla Regione affinché le aziende come la nostra offrano servizi di assistenza e riabilitazione ai disabili che in qualche modo mancano sul territorio di appartenenza. I servizi vengono pagati sempre, i lavoratori invece vengono messi in cassa integrazione». Ma non è tutto. E’ previsto per questi lavoratori un ulteriore anno di Cig in deroga, tassato di un ulteriore 30% sulla quota iniziale. «Per cui, da gennaio, prenderemo solo 500 euro mensili – affermano i cassaintegrati – una miseria con cui dovremmo mandare avanti nuclei familiari composti anche da quattro persone. L’azienda, però, continuerà ad usufruire di tutti gli sgravi fiscali e le agevolazioni previste perché sofferente di crisi economica.

    Nessuno ci viene incontro – si lamentano i dipendenti di Unisan – anche solo con un piccolo lavoro part-time. Purtroppo non c’è un’agenzia di collocamento che abbia offerto a qualcuno di noi una qualsiasi proposta di lavoro.

    Dicono che c’è crisi e questo lo sappiamo bene noi, ma è vero solo nei pagamenti verso i cittadini. Per le aziende, i parlamentari e le altre figure istituzionali invece nulla cambia nulla».