Speciale medicina
25 Marzo 2012
Cosa fare in caso di roncopatia
di DANTE MARIA CALIENTO
La roncopatia, meglio conosciuta come russamento cronico, è una patologia molto frequente che solitamente colpisce il 60% degli uomini ed il 40% delle donne fra i 60 ed i 40 anni di vita ma, solitamente, anche prima in caso di respirazione nasale difficile (dovuta ad allergia o deviazione del setto nasale) o di sovrappeso. La Roncopatia può essere primaria (russamento semplice senza fasi di ipoventilazione o di apnea, abituale o continuo; sono assenti insonnia e manifestazioni di sonnolenza riconducibili al russamento) od ostruttiva (ostruzione parziale, ricorrente a livello delle prime vie respiratorie con aumento della saturazione di anidride carbonica, diminuzione della saturazione di ossigeno, interruzione del sonno e stanchezza diurna); a queste si aggiunge l’apnea ostruttiva notturna (O.S.A.) provocata da un arresto del flusso aereo nella bocca e nel naso durante il sonno per più di 10 secondi a causa di una tendenza patologica al collasso delle prime vie respiratorie (i pazienti affetti da questa forma vanno incontro a gravi disturbi cardiovascolari potendo anche giungere allo scompenso cardiaco). I russatori abituali presentano spossatezza mattutina ed esagerata affaticabilità diurna, cefalea, faringolaringite cronica, necessità di riposi frequenti, difficoltà di concentrazione nello svolgimento di attività quotidiane, secchezza orale, raucedine mattutina, sensazione di corpo estraneo a livello faringeo. La causa principale del russamento è dovuta al rilasciamento dei muscoli delle prime vie aeree durante il sonno con conseguenti vibrazioni, durante il passaggio dell’aria, di una o più di queste strutture anatomiche:
• ugola;
• palato molle;
• tonsille;
• pilastri tonsillari.
Nel 90% dei casi la causa è nella eccessiva lunghezza delle prime due strutture soprattutto in caso di obesità; nel rimanente 10% le cause sono da ricercarsi nella deviazione del setto nasale, nell’aumento di volume dei turbinati, delle tonsille o della lingua; potrebbe anche esser presente una caduta all’indietro della mandibola. Per formulare una corretta diagnosi è necessaria una anamnesi accurata riferita spesso da terzi (partner), una visita otorinolaringoiatrica volta a valutare la morfologia degli archi palatini (spesso ipertofici), dell’ugola (floscia od eccessivamente lunga), delle tonsille e della base linguale (iperplastiche), dello spazio del velo faringeo e dell’istmo delle fauci (ristretti), del setto (deviato o con speroni ossei), dei turbinati (ipertrofici) e delle adenoidi (con vegetazioni); la visita può esser completata dalla rinomanometria (valuta la funzione respiratoria nasale), dalla polisonnografia (esame in cui viene eseguita una registrazione, durante il sonno del paziente, di svariati parametri vitali tra cui gli atti respiratori e le loro caratteristiche consentendo di quantificare eventuali fenomeni apnoici e concorrendo così alla indicazione terapeutica, medica o chirurgica da attuare) e dall’accertamento del peso corporeo. La terapia per questo tipo di patologia può essere: medica: calo ponderale (importantissimo), divieto di assunzione di alcolici, tabacco e sedativi; posizionamento alto del capo e del tronco di circa 30° durante il sonno; regolarizzazione del ritmo sonno-veglia; in caso l’edema della mucosa fosse provocato da allergeni bisogna necessariamente eliminarli. Anche l’utilizzo di decongestionanti nasali, utilizzati per un determinato periodo di tempo ed in particolari patologie (ad esempio nell’ipertrofia dei turbinati), potrebbe esser utile riducendo la “turbolenza” del flusso aereo nasale ed il rumore conseguente alla “vibrazione” delle strutture sottostanti. Meccanica: in caso di O.S.A. sarebbe necessario l’utilizzo di una maschera a pressione aerea positiva nasale continua (CPAP) durante il sonno; l’ossigenoterapia migliora la saturazione di ossigeno ma non riduce il numero di apnee, la loro durata e l’entità della roncopatia ma, nonostante ciò, resta il trattamento non chirurgico più efficace per far cessare gli episodi di apnea e, a pressioni leggermente superiori, anche la roncopatia. Chirurgica: esistono una serie di trattamenti che hanno lo scopo di migliorare la respirazione nasale e di correggere le alterazioni anatomiche connesse alla roncopatia. La correzione funzionale del setto nasale consente il riposizionamento del setto nel caso questo fosse deviato sulla linea mediana, rendendolo rettilineo, al fine di ristabilire la pervietà del naso ed un flusso aereo corretto. La decongestione dei turbinati ipertrofici, praticata con elettrobisturi, bisturi a radiofrequenze o laser è in grado di migliorare la respirazione nasale. L’Uvulo Palato Faringo Plastica o U.P.P.P., attraverso cui si riduce il volume e lo spessore dell’ugola e del palato molle ipertrofici, potrebbe far diminuire il rumore inspiratorio tipico del russa mento ma , dal momento che comporta non poche complicazioni quali insufficienze del velo e del palato (con passaggio di liquidi dal naso durante la deglutizione), stenosi velo-faringee (restringimento e aderenze della gola) ed emorragie, è stata parzialmente sostituita con l’ Uvulo Palato Plastica Laser o L.A.U.P. che comporta un minor numero di complicanze soprattutto di natura emorragica. L’adenoidectomia, che può esser o meno associata alla tonsillectomia, solitamente è utile per risolvere il problema nei bambini. La tonsillectomia, associata o meno ad altri interventi sul palato, è indicata anche nell’adulto in caso di ipertrofia tonsillare che, attraverso un meccanismo a valvola durante l’inspirazione, può determinare apnea. Questi atti chirurgici, che abbiamo brevemente descritto, possono essere effettuati in associazione o gli uni indipendentemente dagli altri. Solitamente la terapia chirurgica della roncopatia inizia con gli interventi volti a migliorare la respirazione nasale (decongestione dei turbinati e correzione funzionale del setto) e, solo in caso di necessità, si completa con gli interventi sul palato come l’ UPPP o la LAUP.