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    Cronaca
    31 Maggio 2012
    Truffa dell’ortofrutta: due condanne

    MONTALTO – Condannati per una truffa da oltre due milioni di euro che ha letteralmente messo in ginocchio brave famiglie di imprenditori, del comprensorio e non, titolari di aziende fornitrici di prodotti ortofrutticoli. La condanna è stata emessa dal tribunale di Civitavecchia lo scorso 13 gennaio, giudice Adolfo Di Zenzo, nei confronti di una coppia di conviventi: lui, Giuseppe Esposito, 32 anni, nato a Torre del Greco ma residente a Montalto, condannato a due anni di reclusione; lei, Tamara Ramoni, 48 anni di Civitavecchia, condannata a 6 mesi, con sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna; entrambi, rappresentanti (prima lei poi lui) di una società con sede amministrativa a Montalto di Castro che acquistava prodotti dell’ortofrutta da varie aziende per poi distribuirli, ‘’sulla carta’’, all’ingrosso in tutta Italia. Secondo quanto ricostruito in sede di processo, e anche in base alla testimonianza della stessa segretaria della società, la merce arrivava regolarmente a destinazione con le necessarie fatture, ma i rappresentanti della società la commercializzavano poi con ‘‘semplici fogliettini di carta’’. Tante le vittime, almeno una decina di aziende già individuate (ma potrebbero essere molte di più), che avrebbero stipulato contratti di fornitura di prodotti ortofrutticoli con la Saad sas e che si sono ritrovate con una gran quantità di merce fornita ma non saldata. In un primo momento i contratti venivano adempiuti regolarmente: a regolare fornitura della merce corrispondevano regolari pagamenti mediante assegni bancari anche postdatati, poi però, soltanto gli assegni riferibili a specifiche forniture poste all’incasso permettevano ai fornitori di conseguire il ricavo a loro dovuto. Con il passare del tempo, infatti, altri assegni, riferibili alle forniture dei mesi successivi, andavano protestati. Spariti in poco tempo i riferimenti dell’azienda, quali numero di telefono, titolare della società, oggetto sociale e sede (prima Ischia di Castro poi Montalto), nonostante i fornitori continuavano ad adempiere ai contratti di fornitura della merce che continuava però a non essere pagata. ‘‘Mezzo bancale di cigliegino a Milano1…un bancale di arance a Milano 2…Alba 1, Alba 2..’’, le varie destinazioni di cui si parlava, senza però nome, cognome né via. In sostanza le fatture delle aziende che fornivano i prodotti ortofrutticoli ‘‘venivano accantonate’’ senza alcun adempimento finalizzato ad eseguire i pagamenti, mentre la merce ricevuta veniva regolarmente distribuita dalla società truffatrice; dove, non sarebbe ancora chiaro, non ci sarebbe infatti traccia vista anche l’assenza di fatture. La documentazione acquisita in sede processuale avrebbe confermato tutta la procedura, denunciata da alcune delle vittime. Dopo 5 anni di vicende giudiziarie, i due titolari della società sono stati condannati per truffa. Solo parzialmente soddisfatte le vittime che si chiedono se sia stata fatta giustizia fino in fondo e se siano state effettuate tutte le possibili indagini su una vicenda in parte rimasta oscura: «Hanno rovinato onestissimi lavoratori – racconta disperata una delle vittime – Ci chiediamo se siano state fatte le giuste indagini: ad esempio se siano state messe sotto controllo le utenze telefoniche. Chiediamo di sapere chi erano i veri mandanti di questa truffa, perché sicuramente i due comandanti dell’organizzazione non hanno agito da soli. Hanno rovinato la vita a famiglie oneste e a lavoratori ora finiti sul lastrico, senza più denaro né credibilità. I due condannati, con il loro modus operandi, hanno anche evaso il fisco e se la cavano con così poco, noi invece abbiamo pagato pure le tasse su un denaro che non abbiamo mai riscosso».