Mauro Marani
Presidente Associazione Boy Scouts of Italy
Parrocchia San Pio X
Vi scrivo per sottolineare alcuni punti che ritengo interessanti chiarire. Riguardo agli atti di teppismo perpetrati ad opera di giovani “bulli” nella Parrocchia, tutto il mio plauso va alle Forze dell’Ordine per il loro tempestivo ed efficace intervento al fine di stroncare un fenomeno che andava sempre più assumendo connotazioni di vera persecuzione nei confronti dei Sacerdoti. Il punto dolente, però, è quello del bullismo in se stesso. Non posso far altro che concordare con il sociologo Don Alfio Spampinato, il quale afferma l’importanza di ristabilire la “sana competizione” tra i giovani, l’importanza dello sforzo personale che si deve sostenere per arrivare alla propria méta. Dice molto bene anche l’Assessore allo Sport (impegnato in prima persona nel Volontariato con i giovani), Dr. Alessio Romagnuolo, il quale ribadisce il concetto del “valore terapeutico” dello sport nel creare giovani sani sia fisicamente che moralmente; un ragazzo abituato alle proprie conquiste non è un bullo! Uno sportivo che si impegna nel raggiungere il suo traguardo non è un bullo! Ma allora questi bulli, questi ragazzi che bestemmiano in Chiesa, che fanno i prepotenti con i più deboli, che imbrattano i muri con scritte oscene e demenziali, chi sono? A mio modesto parere sono ragazzi soli; sono i figli della cultura del “tutto e subito” alla quale i genitori non possono o non vogliono opporsi; sono quelli che vedono un mondo fatto “dall’apparire” a discapito “dell’essere”, filone questo, trainante della non-cultura attuale. La domanda viene immediata: ma le famiglie, la scuola, le Istituzioni dove sono? Me lo sono chiesto tante volte anch’io e la risposta che mi sono data è … triste. I genitori di questi ragazzi (e potrei citare decine di esempi) cercano di coprire la propria latitanza nel ruolo con un estremo “buonismo” che permette ai ragazzi tutto e di più. Come ci si può lamentare se il proprio figlio prende una “brutta strada” quando gli si permette (a 13 anni) di rientrare alle quattro di mattina (sperando che non rientri ubriaco/a)? Quando dicono “non voglio andare più a scuola, ma neanche a lavorare perché tu mi hai messo al mondo e tu mi devi mantenere” ed accetti passivamente la situazione? Quanti genitori ci dicono “non so più cosa fare”, “mio figlio/a non mi ascolta più, vuole fare solo quello che vuole” e poi, quando al loro “pargolo/a” si parla di regole, di rispetto per gli altri, di vivere civile, cosa fanno? Offesi, portano via i ragazzi! La strada in discesa è sempre la più comoda, per tutti.La scuola è diventata in molti casi un terreno fertile per prepotenti e violenti che a loro volta generano prepotenza e violenza. Se un Professore si permette di riprendere un ragazzo … è fortunato se non viene picchiato o denunciato. Le Istituzioni? La loro proposta riguarda prevalentemente concerti, feste, spettacoli vari, ecc. Tutto giusto, la cultura è importante, ma non ci si dovrebbe limitare solo a questo. Personalmente pochi mesi fa nell’Aula Comunale ho incontrato un personaggio politico della Provincia ed alla mia obiezione sullo spendere centinaia di migliaia di euro in questo modo, il commento è stato … “forse abbiamo fatto male ad invitarla”. Quando si tratta di aiutare i ragazzi a superare il loro disagio (in molti casi sociale ed economico ma anche crisi dei punti di riferimento) sono tutti sordi e questo nonostante le roboanti promesse fatte nelle varie campagne elettorali. I bambini, i ragazzi non votano. Dare ai ragazzi un punto di riferimento sano, dove potersi trovare anche con cose semplici non dà luogo al taglio di nastri, non manda in televisione o sul giornale. Vorrei tanto che qualcuno mi smentisse, ne sarei felice!