di FABIO MARUCCI
CIVITAVECCHIA – Nonostante i dati non siano affatto allarmanti, la psicosi da meningite, sembra proprio abbia immotivatamente preso piede. La Asl Rm F è stata letteralmente presa d’assalto nei giorni scorsi da persone che chiedono il vaccino contro il meningococco, il batterio che in Veneto ha già mietuto alcune vittime e al quale le autorità hanno contrapposto uno strumento di difesa costituito proprio dalla vaccinazione per gli individui compresi tra i 15 e i 29 anni. Civitavecchia dovrebbe essere un pianeta totalmente diverso rispetto al nord della penisola sotto l’aspetto legato ad eventuali contagi, eppure le prenotazione di vaccini contro la meningite sono state moltissime, tanto da indurre la Direzione Sanitaria a chiedere aiuto al Cup. Così, una pratica come la vaccinazione per la quale fino ad alcune settimane fa bastava presentarsi agli uffici Asl competenti, adesso necessita di prenotazione. Fino a questo momento sono state vaccinate oltre cento persone ed altrettante si trovano in lista d’attesa «Non esiste alcuna emergenza – ha spiegato il responsabile del servizio Stefano Sgricia – seguiamo le indicazioni della Regione che detta le politiche vaccinali». Al Cup della Asl RmF però, occorre fare i conti coi problemi di sempre: se oggi dovesse giungere una nuova richiesta vaccino, questa non troverebbe accoglienza prima di un mese «Noi non ragioniamo col senno di poi – aggiunge Sgricia – ma ci atteniamo ai dati». Un dato inconfutabile però è legato ai ridotti orari dell’ufficio vaccinazioni, ovvero quattro giorni a settimana (lunedì – martedì – mercoledì – venerdì) dalle 08,30 alle 11,00 ed un solo giorno (giovedì) dalle 15,00 alle 17,00. Naturalmente effettuare delle vaccinazioni straordinarie, oltre a quelle di routine in sole 12 ore settimanali, non può fare a meno di creare un intasamento della situazione, una caratteristica propria della struttura sanitaria, perennemente afflitta da sovraccarico di lavoro. Ha ragione il dirigente dell’ufficio quando riferisce che la situazione non è allarmante, ma la prevenzione sta proprio nel rendere celeri quelle attività come la vaccinazione, che se portate avanti in maniera diligente (magari con l’impiego di qualche ora in più), contribuirebbero ad abbassare le probabilità che un qualsiasi virus prenda il sopravvento su una situazione che a tutti piacerebbe continuare a definire ‘‘non allarmante’’.