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    Cronaca
    15 Aprile 2013
    Stupro di gruppo, il giudice rigetta la messa in prova

    MONTALTO DI CASTRO – Si è svolta stamattina a Roma l’udienza preliminare per gli otto minorenni accusati di stupro di gruppo. Davanti al giudice in composizione collegiale si sono presentati tutti gli imputati, i loro genitori e gli avvocati difensori (Salvatore e Francesca Maruccio, Daniele Barbieri, Giorgio Bernardi, Giorgio Barili, Antonio Amorosi, Arcangela Campilongo, Roberto Ruggero e Antonio Cardamone). Presenti in aula anche i legali della giovane tarquiniese, presunta vittima della violenza sessuale, e ovviamente il pubblico ministero, Roberto Thomas titolare dell’inchiesta. Udienza bis, quella di ieri, dopo il rinvio della volta scorsa, a causa dell’assenza di alcuni avvocati difensori.
    Gli otto minorenni sono stati ascoltati uno per uno: ciascuno ha riferito al presidente del collegio giudicante la propria esperienza, confermando le dichiarazioni rese in sede di convalida ed esprimendo pentimento per l’intera vicenda della quale hanno confermato di comprendere le conseguenze e la gravità del fatto. Gli otto ragazzi, tutti di Montalto di Castro, come si ricorderà, nel corso di questo anno sono stati seguiti dagli assistenti sociali che ieri in aula hanno preso la parola per manifestare l’impossibilità di completare il lavoro sui ragazzi, particolarmente difficile a causa dell’evento mediatico sviluppatosi attorno alla vicenda. Ciò ha scatenato una serie di scontri verbali con gli avvocati difensori che invece hanno rimarcato che tutti gli otto imputati hanno seguito il corso di recupero sociale con diligenza e profitto.
    Al termine dell’animato confronto gli avvocati hanno chiesto per i loro assistiti la ‘’messa in prova’’: hanno cioè chiesto al giudice di sospendere il processo per dare l’opportunità ai ragazzi di essere sottoposti ad un progetto di reinserimento sociale, che per questo tipo di reati è fissato a tre anni. Il giudice ha però rigettato la richiesta ed ha rinviato l’udienza al 16 gennaio.
    Il processo dunque va avanti. A gennaio gli avvocati potranno però avanzare per gli otto montaltesi la richiesta di riti alternativi: come il rito abbreviato o il rito abbreviato condizionato. Il primo, se accolto, potrà consentire agli imputati di ottenere la diminuzione di un terzo della pena; il secondo, anche di intergare le prove con nuovi elementi a favore degli stessi imputati.
    In apertura di udienza, ieri mattina, secondo quanto si è appreso, ci sarebbe stato anche un problema preliminare dovuto ad un documento inserito nel fascicolo d’indagine, relativo ad un verbale di denuncia. La mamma di uno degli imputati aveva cioè avanzato richiesta di sentire un testimone che avrebbe presentato una versione dei fatti utile a chiarire las posizione di uno degli imputati, ma il giudice ha tolto il documento. Una vicenda, quella finita presso il tribunale dei minorenni di Roma, che si protrae ormai da tempo e che continua a far parlare i due paesi coinvolti,Montalto e Tarquinia, divisi sull’interpretazione del fatto. Come si ricorderà, tutto ebbe inizio la notte tra il 31 marzo e il primo aprile del 2007, dopo una festa di compleanno organizzata al ‘‘Garden’’, a Montalto Marina, e alla quale partecipò anche la giovane tarquiniese. Dopo ore trascorse tra amici, vecchi e nuovi, tra balli, musica e alcol, la giovane uscì dal locale e si diresse alla pineta della Marina dove poi gli otto giovani, all’epoca dei fatti tra i 14 e i 17 anni, avrebbero approfittato di lei per ore. Secondo la presunta vittima, un vero e proprio stupro; secondo i ragazzi la tarquiniese «era ubriaca e consenziente. Non c’è stata alcuna violenza». La vicenda salì alla ribalta delle cronache nazionali, anche perchè il Comune di Montalto, su proposta del sindaco, Salvatore Carai (Ds), anticipò 5mila euro per le spese legali di ciascun indagato. Ciò scatenò anche la polemica politica: Miranda Perinelli, della segretaria provinciale della Cgil, gridò alla vergogna: «Quei soldi pubblici sono stati usati contro una 15enne che ha avuto il coraggio di denunciare la violenza subita». Sulla stessa lunghezza d’onda la segreteria provinciale Ds e la senatrice Anna Finocchiaro. Proprio a quest’ultima il sindaco Carai, in pieno consiglio comunale, replicò in modo pesante: «Il capogruppo dell’Ulivo a Palazzo Madama è una talebana del c…zo». Intanto continua a far discutere la cosiddetta inchiesta bis che vedrebbe coinvolti anche altri ragazzi nella stessa vicenda, ma che non interferisce con l’attuale processo. (Ale.Ro.)