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    Lettere
    15 Aprile 2013
    Un impegno per il territorio

    di MASSIMILIANO GRASSO
    Caro Ezio, mi ha fatto piacere la tua risposta alle mie riflessioni sugli otto anni di storia cittadina caratterizzati dalla vicenda della riconversione di Tvn. Non solo per gli immeritati complimenti, ma soprattutto perché lo scopo principale di un commento giornalistico – a mio modo di vedere – è proprio quello di cercare di suscitare nel lettore una reazione, concorde o meno che sia con il pensiero espresso nel corsivo. Se poi si riesce addirittura ad aprire un confronto pubblico, su temi che dovrebbero interessare tutti cittadini, è ancora meglio. La Provincia è sempre stata – e sempre lo sarà, almeno finché mi troverò a dirigere il giornale – aperta ad ospitare un civile scambio di idee sulle questioni più importanti per il presente ed il futuro di questo territorio, di cui il giornale ambisce ad essere una delle tanti voci. Il problema, che ci riporta alla pericolosa apatia civitavecchiese, è che evidentemente di idee in circolazione ce ne sono poche e molti tra coloro che ne hanno qualcuna su cui confrontarsi preferiscono tenerle per sé, in perfetto stile da “maggioranza silenziosa”. Non si spiegherebbero altrimenti, infatti, i molti sassi lanciati nello stagno del pubblico dibattito senza che venissero raccolti, se non da pochi appassionati, come te, di quella politica che non esiste più e che oggi scade troppo spesso nell’insulto e nel personalismo.
    Per quanto possibile, in questi anni, abbiamo pungolato chi è stato chiamato ad amministrare questo territorio, e quello che abbiamo definito l’unico autentico ‘’potere forte’’ di questa zona: l’Enel, cercando però di non cadere a nostra volta nelle strumentalizzazioni di quanti hanno cavalcato l’onda “no-coke” più per opportunismo che per convinzione. Il risultato probabilmente è stato quello di scontentare, giornalisticamente parlando, un po’ tutti gli attori di questa vicenda, mentre – come giustamente dicevi tu – altri grandi giornali, espressione di poteri economici e grandi gruppi imprenditoriali, al riparo del loro nome e della loro tradizione, mantenevano ben salda la linea…dettata da Roma. Ma queste cose, caro Ezio, non si possono dire, così come non si può mettere in dubbio chi sale in cattedra facendo il moralista con il linguaggio dei “duri e puri”, che troppo spesso – a guardare bene – si rivelano poi fin troppo “molli e contaminati”. Non lo si può fare pubblicamente, perché questa città, oltre che più povera, è anche rimasta immatura, politicamente e anche culturalmente, visto che non si riesce neppure ad aprire un confronto sui giornali o in tv senza essere tacciati di “tideismo”, piuttosto che di “moscherinismo” (solo per stare a due degli ultimi neologismi coniati per i novelli guelfi e ghibellini nostrani). Questa, hai ragione, è una sfida che la stampa deve accettare, per assumere il ruolo che dovrebbe competerle. L’impegno di questo giornale è quello di esserci e cercare di giocare questo ruolo, al meglio delle nostre possibilità.

     

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