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    Sanità
    22 Aprile 2013
    Di Gennaro: "Sulla sanità stanchi di essere succubi di Roma"

    CIVITAVECCHIA – Finanziamenti insufficienti per la Asl RmF e disparità nel trattamento. Sono queste le accuse principali che il medico Marco Di Gennaro (nella foto), primario di cardiologia all’ospedale San Paolo, lancia contro la Regione Lazio. «I numeri parlano chiaro – afferma – la nostra Asl è notevolmente sottofinanziata rispetto a tutte le altre Asl della Regione. Questo si traduce in dotazioni organiche insufficienti, in carenza di servizi e prestazioni per gli utenti, in sovraccarico di lavoro per gli operatori». Di Gennaro ricorda come più volte abbia denunciato la situazione all’Amministrazione regionale, la quale non ha potuto che riconoscere la validità delle accuse di fronte alle «macroscopiche ed ingiustificate disparità di trattamento economico a nostro danno. A questi ripetuti riconoscimenti non ha fatto seguito un bel niente».
    L’assenza di una valida rappresentanza politica che tuteli la salute dei cittadini è la ragione, per Di Gennaro, per cui le lamentele non vengono prese in considerazione. «Come se non bastasse questo inconcepibile comportamento della Regione che ci nega il diritto costituzionalmente previsto di usufruire dei servizi sanitari in misura eguale agli altri cittadini – afferma Di Gennaro – la nostra situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Costretta, infatti, dal governo ad una riduzione della spesa sanitaria, la Regione Lazio, invece di “togliere ai ricchi per dare ai poveri”, continua a prendersela con i figli di nessuno, ovvero i cittadini della Asl RmF, stringendo ancora di più i cordoni di una vuota borsa».
    Ecco allora da parte del medico un appello forte alla cittadinanza e una provocazione: «È tempo che i cittadini prendano in mano le sorti della propria salute pretendendo un livello assistenziale adeguato e chiedendo alle disattente forze politiche di porre fine ad una visione Romacentrica della sanità. Siamo stanchi di essere la periferia dell’impero e, soprattutto, di un tale impero. E se altro non si potesse fare, sarebbe opportuno chiedersi se, visti i finanziamenti sempre ottenuti da quella provincia, non sia più conveniente proporre un referendum per entrare a far parte della provincia di Viterbo».