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    Sanità
    22 Aprile 2013
    Enrico Iengo: ''Così il Sindaco mortifica chi lavora al San Paolo"

    Riceviamo e pubblichiamo dal dottor Enrico Iengo, a nome della Città di Leando:
    Sbigottimento e stupore. Questi sono i sentimenti che qualsiasi cittadino, libero da “cortine fumogene mediatiche”, esprime di fronte alle dichiarazioni del nostro sindaco. Si legge su un quotidiano di “provata fede” moscheriniana e quindi al di fuori di ogni ragionevole dubbio di errori e refusi, la seguente dichiarazione del sindaco in risposta all’intervento del consigliere comunale Marietta Tidei a proposito della costruzione del nuovo ospedale: “…perchè pensare di lavorare su quella esistente (struttura ospedaliera), sarebbe come voler mettere un cerotto su un tumore da estirpare..” Ora, coloro che diuturnamente operano con grande sacrificio per salvare vite umane, per lenire sofferenze, per contrastare la malattia, coloro che ogni giorno si affidano alle cure dei medici , con fiducia e speranza, i familiari di questi pazienti che soffrono insieme a loro e condividono angosce e paure, tutti noi che sappiamo di dover prima o poi affidarci alle cure del nostro “vecchio” ospedale o affidare quelle di un nostro parente, come possiamo accogliere la notizia che ci stiamo affidando ad un “tumore da estirpare”? Se il sindaco avesse l’umiltà di vivere per qualche ora all’interno di questa vituperata struttura, si renderebbe conto che nonostante le tante carenze e le lacune, lamentate dai cittadini giustamente, ma spesso legate a scelte esterne alla città e che la città stessa ha subìto, questa struttura eroga standard assistenziali e prestazioni professionali in alcuni casi di elevato livello. Ammesso che il nuovo Ospedale si farà ( con i soldi dei privati? e in tal caso chi potrà usufruirne? e in cambio di cosa?) è dovere di un sindaco, che è anche la massima espressione politica della sanità del comprensorio, porsi il problema di migliorare i servizi esistenti, ampliarli, ascoltare i medici, i paramedici e i cittadini per intervenire al più presto, se è necessario anche con i “cerotti”, pur di portare conforto a chi soffre. Non si può offendere chi lavora per combattere la malattia, non si può far sentire abbandonati coloro che soffrono e che sono i più deboli, non solo fisicamente, ma anche perchè non possono esprimere il loro disagio.Talora pefino un climatizzatore nelle giornate di calura in una stanza d’ospedale può essere di conforto. Le grandi promesse purtroppo obbligano a percorsi tortuosi e scoscesi, dove inciampare e farsi male è facile: ma il sindaco non si preoccupi, avrà sempre assistenza e conforto anche da chi vorrebbe con troppa fretta “estirpare”.