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    Cronaca
    22 Aprile 2013
    Porrello, il biologo civitavecchiese che studia il genoma umano <br />

    PORRELLOdi VINCENZO SORI

    Gli Stati Uniti sono considerati, non a torto, una specie di isola felice della ricerca scientifica. Lo sa bene il dottor Alessandro Porrello, 39 anni, biologo civitavecchiese. Dal 2005 vive e lavora negli States. La sua carriera inizia, però, all’interno dei nostri confini nazionali. Nel 1996 diventa dottore in Scienze Biologiche presso l’Università La Sapienza di Roma. Viene poi assunto presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, sempre nella capitale, dove lavora otto anni. Gli vengono conferite, per eccellenza, anche diverse borse di studio nel settore della ricerca oncologica, tra le quali spicca quella assegnatagli dall’Airc, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, che finanzia i suoi studi nel triennio 2003-05. Era chiaro, però, che il futuro del dottor Porrello, come d’altronde quello della maggior parte dei ricercatori italiani, sarebbe stato oltreoceano. «Ho sempre coltivato i miei contatti con gli Stati Uniti – ha detto – in quanto consapevole della maggiore capacità ricettiva del sistema americano. Prima dell’attuale sistemazione, avevo già collaborato con le università di Chicago e di Harvard, a Boston». Due anni fa, la svolta. La Duke University di Durham (North Carolina) gli fa firmare un contratto a tempo indeterminato da ricercatore. Ora Alessandro Porrello si occupa di genomica, proteine, e, cosa più importante, i suoi studi servono la nobile causa della ricerca medica sui tumori. Assieme ad altri ricercatori, lavora per salvare vite umane. «Mi occupo principalmente dei tumori alla prostata e ai polmoni», ha sottolineato, «attraverso la mappatura genica dei soggetti interessati, predisponiamo prognosi e le migliori terapie del caso». Il discorso diventa interessante non appena si parla di confronto tra il sistema a stelle e strisce e quello italiano.
    «Sono due realtà profondamente difformi, sia nelle dimensioni che nelle ambizioni. Negli Stati uniti, i collaboratori percepiscono finanziamenti anche 5-10 volte superiori rispetto ai colleghi italiani. I progetti sono più ampi. Le università, realtà dove si produce conoscenza. Si tenta poi di spingere qualsiasi progetto più avanti possibile. In Italia, ci sono pochi fondi e in più si fanno troppi dibattiti prima di prendere decisioni importanti». Non un bel quadro per noi italiani. Sicuramente meglio sta il dottor Alessandro Porrello. Adesso, finalmente, il suo lavoro ha ricevuto il dovuto riconoscimento. Fuori dal Bel Paese. Il pragmatismo yankee vince.