Dai ferri chirurgici ‘dimenticati’ nel ventre di un paziente, al rene destro asportato al posto di quello sinistro. Sono alcuni dei tristemente noti casi di malasanità che si sono verificati nel nostro Paese. Ma quanto costa intraprendere le vie legali? E quanto durano i procedimenti legali? «Una causa con giudizio ordinario può durare fino a 5 anni e richiedere un esborso di circa 30.000 euro nei casi più gravi, ma esistono anche studi che lavorano senza acconti, con la formula del compenso percentuale sul valore della causa». A illustrare opzioni, costi, tempi e rischi è l’avvocato Bruno Sgromo, specializzato in consulenza legale alle vittime di casi di malasanità. Il primo step è “l’invio di una diffida stragiudiziale alla struttura sanitaria dove si espongono i profili di responsabilità rinvenuti nella condotta medica e si assegna alla struttura stessa un termine breve (da 7 a 15 giorni) per mettersi in contatto con l’avvocato del paziente. In caso di mancato riscontro due le alternative: il deposito di un ricorso per Accertamento tecnico preventivo ex art. 696 bis C.p.c. o l’instaurazione di un giudizio di merito. Nel primo caso il giudice fissa l’udienza di comparizione delle parti per conferire l’incarico a un consulente tecnico d’ufficio. Prima di depositare la relazione tecnica il consulente tenta la conciliazione fra le parti. Se la conciliazione non riesce, la relazione assumerà valore di prova documentale e ciascuna parte potrà chiederne l’acquisizione nel successivo giudizio di merito. Il procedimento per Atp si conclude con la redazione della consulenza e non con un provvedimento di natura decisionale (sentenza o ordinanza). La durata media di un procedimento del genere è di circa un anno. Il giudizio ordinario – continua il legale – può essere intrapreso a seguito dell’instaurazione del procedimento per Atp o direttamente. La materia della responsabilità medica rientra fra quelle per le quali è obbligatorio l’espletamento della mediazione, condizione di procedibilità del giudizio civile ordinario. Se la conciliazione non riesce, il giudizio prende avvio mediante la notifica di un atto di citazione e la successiva iscrizione a ruolo e si svolge come un normale giudizio civile e, pertanto, si conclude con un provvedimento di natura decisionale, con condanna alle spese della parte soccombente. La durata media del giudizio ordinario è di 3/5 anni». Ora il capitolo costi: «Per quanto riguarda la prima tipologia di procedimento e a seconda del valore economico della controversia – sottolinea l’avvocato – in media uno studio di avvocati può richiedere una cifra che si aggira attorno agli 8.000 euro. Per il giudizio ordinario si può arrivare anche a 30.000, nei casi di eventi molto gravi. Poi ci sono le spese vive (marche da bollo, tasse del tribunale che variano seconda dell’importo risarcitorio), che non superano i 3.000 euro».
Speciale medicina
1 Agosto 2015
Causa per malasanità? Costa e dura tanto