Il cambiamento climatico è in atto e sta infierendo “sull’Italia più che altrove”. E’ l’allarme lanciato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che, presentando i dati ambientali dell’Ispra, ha ammesso di essere stato sorpreso in particolare dal dato che riguarda l’anomalia delle temperature che in Italia ha fatto riscontrare un aumento significativamente superiore alla media delle terre emerse con un +1,57° rispetto a una media di incremento di 0,89°. Quello del 2014 è stato il dato più alto dal 1961 “e credo che il 2015 potrebbe superare questo record”, sottolinea Galletti ricordando che il 2014 è stato anche un anno di alluvioni e frane con vittime e feriti, da nord a sud del Paese, “in una triste democrazia del dissesto che in Italia non risparmia quasi nessuno”. E se ad aggravare la situazione c’è sicuramente l’intervento umano, dall’abusivismo all’urbanizzazione, “alla base della impennata dei danni da dissesto idrogeologico, c’è l’incremento esponenziale degli eventi estremi”.
Insomma, l’Italia deve imparare a fare i conti con un andamento climatico profondamente cambiato “e che continuerà a cambiare, in peggio probabilmente, nei prossimi decenni”, aggiunge Galletti. E’ dunque una grande emergenza quella del dissesto, resa ancora più drammatica dall’effetto dei cambiamenti climatici. “Abbiamo recuperato opere bloccate per oltre un miliardo e 200 milioni di euro e abbiamo avviato i lavori più urgenti – ricorda il ministro dell’Ambiente – Abbiamo varato un programma da 7 miliardi in 7 anni per affrontare le principali criticità”. “Assegneremo a breve un primo stralcio di questi finanziamenti per le aree urbane più a rischio per 600 milioni e sigleremo nuovi accordi di programma per ulteriori 600 milioni”, conclude Galletti.
Per quanto riguarda i dati contenuti nell’Annuario, Ispra segnala che nel 2014 si sono verificati 211 eventi di frana importanti che hanno causato complessivamente 14 vittime e danni alla rete stradale e ferroviaria. Le Regioni più colpite sono state Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia. Non solo. La stima della popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a 8.600.000 abitanti nello scenario di pericolosità idraulica media (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni), mentre i beni culturali esposti al medesimo rischio sono circa 28.500 e circa 7100 le strutture scolastiche.
L’Ispra nel suo Annuario sui dati ambientali promuove la qualità delle acque di balneazione ma allo stesso tempo segnala un eccesso di cementificazione lungo le nostre coste. Guardando ai numeri, risulta che la qualità dell’89,5% delle acque di balneazione marine è classificata come almeno sufficiente a livello microbiologico. Allo stesso tempo, però, nel 2014, l’alga tossica Ostreopsis ovata è stata riscontrata in 10 regioni costiere, mentre il 46% delle nostre coste basse, in 50 anni (1950-1999) ha subìto modifiche superiori a 25 metri.
Ispra sottolinea, poi, che ben 675 km del litorale italiano, pari a circa l’8,2% del totale, sono artificializzati, soprattutto con opere di difesa costiera aderenti alla riva che occupano 414 chilometri di costa (62% del totale della costa artificializzata), con opere portuali che occupano 252 km (37% del totale) e con le colmate per i restanti 9 km. Una buona notizia è che su 15 regioni costiere 11 sono attualmente dotate di strumenti di pianificazione che includono l’intero territorio costiero. Tra gli strumenti adottati per la gestione delle coste, l’approccio più diffuso è legato alla mitigazione dei processi di erosione.