E’ l’incubo di chiunque debba sottoporsi a un intervento chirurgico: risvegliarsi prima del tempo dall’anestesia, mentre il medico sta ancora operando. Per scongiurare questo rischio, molto basso ma comunque presente, gli esperti del Weill Cornell Medical College di New York hanno messo a punto uno speciale ‘test di coscienza’ descritto sul Journal of Neuroscience. Le persone si svegliano dall’anestesia generale circa una volta ogni 19.000 casi, secondo uno studio condotto lo scorso anno. E quando vengono utilizzati farmaci paralizzanti, il loro stato di veglia può passare inosservato all’équipe chirurgica. Un’eventualità ben poco rassicurante, che tuttavia potrebbe essere destinata a non verificarsi più: ci sono infatti sempre più prove, spiegano gli esperti, che la stabilità dell’attività cerebrale possa essere considerato un indicatore standard per segnalare quando una persona non è più sotto anestesia, permettendo agli operatori di intervenire. L’anestesista Alex Proekt e il suo team hanno usato griglie di elettrodi poste direttamente sul cervello di 4 scimmie, per registrare l’attività cerebrale quando gli animali perdevano coscienza a seguito di un’anestesia comune. Hanno quindi utilizzato modelli al computer basati sulla teoria dei sistemi dinamici, per verificare quanto stabile fosse questa attività. Secondo questa teoria, i sistemi stabili rispondono a cambiamenti ma poi ritornano a uno stadio di base, mentre i sistemi instabili vanno in tilt. Prendendo in considerazione anche un precedente studio condotto ad aprile con l’Istituto federale svizzero di tecnologia di Losanna, gli esperti americani hanno dimostrato che il cervello sotto anestesia “viene spinto verso il confine tra stabilità e instabilità in modo da eseguire una danza delicata da uno stato all’altro”. I medici attualmente possono utilizzare metodi come il monitoraggio elettroencefalografico dell’attività cerebrale per verificare se un paziente è ancora incosciente o meno. Eppure i segnali che questi sistemi sfruttano variano con la profondità dell’anestesia, e non funzionano nel caso di utilizzo di alcuni farmaci. Ma Proekt pensa di poter essere presto in grado di registrare e verificare efficacemente la stabilità dell’attività cerebrale in tempo reale, cosa che permetterà di valutare con maggiore precisione la coscienza delle persone in sala operatoria.
Speciale medicina
5 Agosto 2015
Svegliarsi sotto i ferri? Un test lo eviterà