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    Energia e ambiente
    14 Agosto 2015
    Olio di palma, e se dietro ci fosse una guerra commerciale?

    Esiste una geopolitica degli oli vegetali. Da una parte cè l’olio di palma la cui produzione si concentra in Indonesia, Malesia, Thailandia, Colombia e Nigeria; dall’altra l’olio di semi di soia prodotto negli Stati Uniti, appena scalzato dalla sua posizione di leader del mercato dalla palma. E questi sono i due ‘giganti’ dell’olio vegetale globale. Poi ci sono l’olio di colza prodotto in Cina, Germania, India, Francia (da dove arriva il recente attacco alla nostra Nutella, che utilizza olio di palma certificato) e Canada. E il girasole: Ucraina, Russia, Argentina, Francia e Turchia.

    A fronte di una domanda crescente (e destinata a crescere, con una popolazione mondiale pari a 9,1 miliardi di persone al 2050, il 34,5% in più di oggi, che avrà bisogno di 30 milioni di oli vegetali in più) la competizione tra i differenti tipi di olio innesca guerre commerciali e mediatiche. Da cui l’olio extravergine d’oliva, il nettare del Mediterraneo, in quanto produzione di nicchia, resta fuori. Ne deriva che ad oggi il 90% del mercato di oli vegetali è composto da olio di palma, di semi di soia, di semi di colza e di semi di girasole. E sono loro a  contendersi la leadership della materia prima.

    Rita Fatiguoso e José Gàlvez dedicano ampio spazio alla “guerra dell’olio” nel libro “L’olio giusto”(Giunti). A partire da quando, nella met・ degli anni ’80, gli Usa (soia) scatenarono la guerra commerciale, diplomatica e mediatica alla palma, con un ping pong di accuse e risposte sul rischio per la salute derivante dal consumo di olio di palma da una parte e un moltiplicarsi di ricerche scientifiche presentate dall’altra a dimostrazione dell’assenza di legami tra olio di palma e livello di colesterolo nel sangue.

    Esattamente come 30 anni fa oggi, sostengono gli autori del libro, potremmo trovarci di fronte a una nuova “War of Oils” che vede contrapporsi colza e palma: Francia contro Malesia. Il primo Paese, grande produttore di olio di colza; il secondo, tra i leader mondiali dell’olio di palma.

    Il tentativo d’oltralpe di imporre una tassa sull’olio di palma (passata alle cronache come la “tassa sulla Nutella”) argomentandolo con rischi per la salute e l’ambiente, si è scontrato con la risposta malese che ribadendo la salubrità e la sostenibilità dei metodi produttivi della propria materia prima ha denunciato una campagna orchestrata dalla Francia per difendere le proprie produzioni agricole. Tentativo infine non andato in porto, ma questa geopolitica degli oli vegetali apre scenari inediti, per il consumatore finale, sui quali è bene riflettere.