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    Speciale medicina
    5 Settembre 2015
    Un fegato salva due bimbi

    Due bambini in lista per un trapianto di fegato, entrambi in condizioni critiche, sono stati salvati a Roma grazie a un unico organo. Una piccola di appena un 1 anno e un paziente più grande, di 16 anni, erano ricoverati ad agosto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in attesa di un fegato nuovo che tardava ad arrivare. Poi finalmente l’annuncio di un donatore disponibile, la corsa per il prelievo e la decisione di operarli insieme, provando a utilizzare lo stesso fegato per i due bambini: «Una scelta rischiosa dettata dall’urgenza delle condizioni cliniche dei due pazienti, in competizione per uno stesso trapianto», spiega Jean De Ville, direttore del dipartimento Chirurgico dell’ospedale. 
    Il doppio trapianto è stato un successo. «I due piccoli pazienti stanno bene e usciranno probabilmente dall’ospedale pediatrico della Santa Sede nei prossimi giorni. Ci siamo trovati davanti ad una situazione difficile – rammenta De Ville – ma anche ad un’opportunità che capita raramente: poter utilizzare contemporaneamente lo stesso organo per 2 bambini ricoverati, offrendo ad entrambi una prospettiva di vita e di guarigione». Il paziente più grande, un ragazzo di 16 anni, era il primo in lista d’attesa, con una condizione clinica in progressivo deterioramento nutrizionale e scompenso della funzionalità epatica. Era stato ricoverato in modo ricorrente negli ultimi mesi e necessitava ormai di un’assistenza continua ospedaliera. 
    La più piccola, di appena 1 anno, era inizialmente candidata al trapianto da donatore vivente – il suo papà – ma si era manifestato invece un problema di compatibilità. Visto il peggioramento della sua condizione clinica, in mancanza di un organo disponibile, era stato deciso di correre il rischio di una preparazione immunitaria specifica, per tentare il trapianto pur in presenza di un gruppo sanguigno diverso. Ma proprio mentre la preparazione era sul punto di iniziare, è arrivata notizia di un donatore. «La destinazione degli organi da trapiantare – spiega De Ville – segue un algoritmo nazionale dove la priorità va sempre al paziente più malato. In questo caso i due bambini erano molto simili nella loro criticità e la decisione di trapiantare uno lasciando aspettare l’altro era difficile da prendere. Fortunatamente, la loro differenza di peso e grandezza consentiva di utilizzare lo stesso fegato per entrambi, e abbiamo così potuto procedere con trapianto simultaneo da donatore cadavere».