«Costruire un nuovo modello di agricoltura a livello globale» consapevoli che «è l’agricoltura il settore in cui, più di altri, si sono spostati i limiti del rapporto uomo-natura e oggi c’è la consapevolezza che questo non è più sostenibile». Così Guido Fabiani, assessore Sviluppo economico e Attività produttive della Regione Lazio, affronta il tema in occasione di «AgUrb2015 – Agricolture in an Urbanizing Society», la seconda conferenza internazionale sull’agricoltura nella società urbanizzata. Organizzata da Aicare e Regione Lazio, nell’ambito degli eventi Lazio Expo 2015, la conferenza è stata quest’anno ospitata a Roma, laboratorio ideale per il tema scelto: la capitale è stata fino al 1992 il più grande comune agricolo in Europa; negli ultimi 50 anni ha visto edificare ben due terzi della sua superficie e l’agricoltura rappresenta oggi una questione chiave per la città. Questione che, però, «ha bisogno di nuove politiche – sottolinea Fabiani – di una prospettiva multifunzionale ed ecosistemica, di cooperazione, scienza e tecnologia. Da questo punto di vista, la Regione Lazio ha avviato un nuovo programma di sviluppo rurale, proprio per rispondere alle nuove esigenze», in particolare quelle dei giovani che chiedono al Comune e alla Regione di poter lavorare i terreni agricoli disponibili. Tra gli ospiti internazionali chiamati a confrontarsi sul tema nell’ambito della conferenza, anche Pierre Rahbi, esperto mondiale di agricoltura sostenibile e fondatore del Mouvement Colibris «Coopérer pour changer» che sottolinea la necessità di sanare al più presto la frattura tra uomo e natura e sulla questione morale dello sfruttamento moderno delle risorse. «Nell’economia dell’universo – spiega Rahbi – l’uomo rappresenta un minuto e mezzo su 24 ore e in questo minuto e mezzo è riuscito a introdurre il dualismo: uomo contro uomo, uomo contro natura. Una spaccatura che va corretta subito». «Il pianeta è organizzato su un possesso dispari con un terzo della popolazione che controlla i quattro quinti delle risorse. E così oggi viviamo in pianeta che potrebbe sfamare tutti, ma di fatto questo non accade. Questa è una questione morale». Rahbi chiarisce anche la sua idea di agricoltura ecologica: «svolgere attività con la natura, non stravolgendola, riabilitare la terra e le popolazioni rurali. Le città – conclude Rahbi – non sono il luogo del successo, possono continuare a vivere finché la natura continuerà a produrre e per questo servono politiche in grado di coniugare le due cose». La conferenza ha chiamato a raccolta 400 esperti da 60 Paesi diversi proprio per cercare insieme soluzioni per affrontare al meglio le sfide globali della sicurezza alimentare e del cambiamento climatico, partendo dalla consapevolezza che le grandi questioni dell’agricoltura e dell’alimentazione riguardano sempre di più l’organizzazione delle città, e la loro capacità di orientare le forze economiche e suggerire alla ricerca agricola percorsi di sviluppo differenziati in funzione dei bisogni della società.
Energia e ambiente
26 Settembre 2015
Agricoltura sostenibile, la Regione ospita Agurb2015