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    Energia e ambiente
    1 Ottobre 2015
    Fertilizzanti, la parola d’ordine è: razionalizzare

    Un uso sempre più razionale dei fertilizzanti, conseguenza di una cultura che sta cambiando, delle esigenze di un’agricoltura di qualità che sia anche amica dell’ambiente e delle indicazioni sempre più stringenti dell’Unione Europea alle quali le industrie che vogliono continuare a stare sul mercato e ad essere competitive devono adeguarsi. In questo contesto l’Italia gioca un ruolo molto importante privilegiando ricerca e innovazione.
    Negli ultimi 10 anni, in Italia, secondo i dati Istat, tra il 2004 e il 2013 l’impiego di fertilizzanti nei campi è sceso da 5,3 a 4,1 milioni di tonnellate. Quello che sta cambiando, secondo quanto fa sapere Assofertilizzanti, è l’uso sempre più razionale che si fa dei fertilizzanti, frutto di un processo di responsabilizzazione da parte di tutta la filiera agro-alimentare. Insomma oggi si usa sempre di più la dose giusta al momento giusto.
    La responsabilizzazione legata all’attenzione che l’Unione Europea pone alla questione della salvaguardia dell’ambiente. L’Europa sta stravolgendo quella che sarà la futura produzione dei fertilizzanti e le aziende che vogliono sopravvivere devono adattarsi. Le imprese devono capire cosa servirà in futuro: dai fertilizzanti minerali, ai concimi organo-minerali, ai biostimolanti molte industrie italiane hanno tirato fuori prodotti interessanti puntando su ricerca e innovazione.
    “La razionalizzazione contro ogni spreco e l’impiego di piani di concimazione personalizzati prevedono sia l’utilizzo di fertilizzanti innovativi sia l’adozione di un’agricoltura di precisione (per dosarli solo dove e quando serve) – commenta Francesco Caterini, presidente di Assofertilizzanti, l’Associazione nazionale dei produttori di fertilizzanti che fa parte di Federchimica. Questa è la risposta più concreta affinché ogni grammo di fertilizzante produca direttamente o indirettamente alimenti nella prospettiva di sfamare 9 miliardi di persone nel 2050”.
    L’aumento di produzione agricola necessario per eliminare la fame entro il 2030, secondo stime Fao, sarà soddisfatto per il 69% da un incremento di resa agricola, per il 12% da raccolti più frequenti e solo per il 19% da un aumento della superficie coltivabile. Un ruolo chiave nell’intensificazione colturale lo giocano i fertilizzanti: il mondo si sta attrezzando da almeno un decennio, con Cina, Russia, Stati Uniti e India alla testa dei Paesi produttori di azoto e fosforo, che assommano il 60% dell’offerta.
    “L’azoto è l’elemento maggiormente scambiato nel mondo per un volume di 34,7 milioni di tonnellate – spiega Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario – La Cina e la Russia giocano la parte del leone, entrambi con una quota del 14 e del 14,2% di export. Nel 2012 le importazioni, pari a 34,4 milioni di tonnellate, si sono dirette principalmente verso Stati Uniti (16,5%) seguito a distanza dal Brasile (7%)”. Un dato emblematico della risposta mondiale a questa tendenza è l’import di azoto verso l’India che nell’ultimo decennio è passata da poco più di 200.000 tonnellate a circa 5 milioni di tonnellate di azoto (14%).