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    Energia e ambiente
    1 Ottobre 2015
    In dieci punti la carta degli agronomi

    Una Carta mondiale degli agronomi: una serie di principi etici per lo sviluppo professionale che lancia proposte concrete sul tema ‘Cibo e identità’. «È fondamentale perché nasce da un congresso partecipato, sono stati cinque giorni di lavori in cui abbiamo sviluppato questi principi e questi presupposti per avere una visione globale e quindi una carta etica globale». Così Andrea Sisti, neo presidente mondiale degli agronomi, commenta l’approvazione della Carta mondiale dell’agronomo. Un documento condiviso, nato dal basso, come amano ripetere i tanti esperti di tutto il mondo che si sono dati appuntamenti in 49 diversi Padiglioni dell’Esposizione universale e che contribuirà alla Carta di Milano, eredità culturale di Expo.
    Dieci i principi fissati dal documento. Per il cibo e la salute: l’agronomo, in qualità di progettista del cibo, assicura l’ottimizzazione dei processi produttivi lungo tutta la filiera agroalimentare, difendendo i principi di un’alimentazione sana e nutriente, che soddisfi le necessità alimentari globali riducendo gli scarti e garantisca la salubrità delle produzioni e la salute ed il benessere del consumatore.
    Per la sostenibilità: l’agronomo nello svolgimento della propria attività deve applicare azioni che non depauperano le risorse del pianeta in modo da garantire i bisogni del presente senza compromettere la possibilità di soddisfare quelli delle generazioni future. Per la biodiversità: l’agronomo assicura la custodia della biodiversità. Per il suolo: l’agronomo assicura la protezione e la gestione sostenibile del suolo e la conservazione delle sue capacità di svolgere funzioni o servizi economici, ambientali, sociali e culturali. Per il paesaggio: l’agronomo salvaguarda il valore ‘territorio-cultura’ come frutto della sedimentazione di fattori storici, sociali ed istituzionali del contesto locale e promuove la valorizzare delle identità locali tramite la conservazione del territorio rurale e delle sue tradizioni. Uso sociale della genetica: l’agronomo utilizza le tecniche di miglioramento genetico per finalità coerenti e migliorative delle condizioni ambientali e socio-culturali delle popolazioni del pianeta senza favorire situazioni di colonialismo economico nei confronti delle popolazioni più deboli delle aree in ritardo di sviluppo.
    Uso sociale della tecnologia: l’agronomo assicura che l’utilizzo della tecnologia e delle pratiche innovative non costituisca asimmetria informativa tale da essere utilizzata a fini economici per la prevaricazione di soggetti più deboli e per ridurre la capacità di esercitare i loro diritti fondamentali. Indipendenza intellettuale ed autonomia professionale: l’agronomo nell’esercizio della professione, escludendo ogni vincolo o limitazione, assicura le migliori condizioni per valorizzare la componente intellettuale che caratterizza la sua opera. Ha il dovere di conservare la propria autonomia di giudizio, tecnica e intellettuale, e di difenderla da condizionamenti esterni di qualunque natura.
    Per la sapienza: l’agronomo riconosce il dovere di formarsi ed aggiornarsi costantemente al fine di garantire un elevato livello qualitativo alla propria attività, nel pubblico interesse del corretto esercizio della professione e della propria dignità professionale.
    Spirito di colleganza: l’agronomo assicura la solidarietà fra i colleghi di tutto il mondo.