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    Speciale medicina
    4 Ottobre 2015
    Centro-Sud, no alle campagne di prevenzione

    Due Asl italiane su 3 usano l’arma della comunicazione per diffondere messaggi di prevenzione e promuovere stili di vita sani fra i cittadini, ma ‘zoomando’ sul Centro-Sud della Penisola il rapporto si inverte: solo un’azienda sanitaria su 3 ha portato a termine qualche iniziativa in questo campo. In generale, la carta stravince sul digitale: in quasi 6 casi su 10 gli strumenti utilizzati sono ‘old style’ (perlopiù depliant e locandine), mentre appena il 6% dei progetti viaggia sul web o attraverso video. In 9 casi su 10 le campagne scelgono di evitare contenuti ‘terroristici’ che potrebbero allontanare la platea invece di avvicinarla, ma quasi una volta su 2 l’azione comunicativa non è rivolta a una particolare fascia di pubblico bensì a tutti genericamente, rischiando di disperdere il messaggio. Questa, in sintesi, la fotografia scattata dall’analisi del Laboratorio Fiaso ‘Comunicazione e promozione della salute’, condotta con la collaborazione scientifica del Coris-università Sapienza di Roma e presentata oggi a Milano. L’indagine ha coinvolto un campione di 16 Asl, rappresentativo della realtà nazionale. Per Francesco Ripa di Meana, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, “la ricerca dimostra che c’è ancora molto da lavorare per utilizzare al meglio gli strumenti, anche tecnologici, che la comunicazione offre oggi a sostegno di queste attività”. Se “la sfida sulla tenuta finanziaria del nostro sistema sanitario non può fare a meno di puntare sulla prevenzione e sulla promozione di stili di vita sani e positivi”, sottolinea inoltre il numero uno della Fiaso, “una campagna di comunicazione, per rivelarsi realmente efficace, deve essere accompagnata dall’offerta di servizi che diano un supporto materiale a chi decide di abbandonare qualche cattiva abitudine”.