Otto italiani su dieci disposti a spendere di più per acquistare prodotti e servizi che impattino meno sull’ecosistema e pronti a impegnarsi per migliorare la qualità dell’ambiente. E’ quanto emerge dal sondaggio presentato al II Forum Rifiuti. La ricerca, realizzata da Lorien Consulting per il Coou – Consorzio Obbligatorio Oli Usati, Legambiente e La Nuova Ecologia, evidenzia come la preoccupazione degli italiani nei confronti di questi temi sia complessivamente diminuita a fronte della crescente emergenza sull’immigrazione, mentre i cittadini ritengono ancor più degli anni precedenti che i principali responsabili della salvaguardia dell’ambiente siano loro stessi (79% contro il 69% del 2014). «Il ‘problema ambientale’ – osserva Antonio Valente, amministratore delegato della Lorien Consulting – è stato metabolizzato e non è più un’emergenza. Il ruolo degli operatori economici, culturali e associativi si riconfigura nel supportare individui e famiglie per adempiere a comportamenti, non tanto doveri, ritenuti normali».
Aumenta dunque la responsabilità civica degli italiani. Un dato sottolineato anche dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: «Il 79% dei cittadini attribuisce al proprio comportamento il successo delle politiche ambientali e al 95% sta a cuore la raccolta differenziata. Dobbiamo sfruttare meglio questa responsabilità dei cittadini», dice il ministro.
Dalla rilevazione, realizzata su un campione qualificato di 1000 persone, risulta che per il 75% degli intervistati la crisi economica ha contribuito a renderli più attenti alle esigenze dell’ambiente. Il 65% del campione, poi, ha chiaro almeno uno dei più recenti fatti d’attualità correlati a problematiche ambientali. Il più tristemente conosciuto riguarda le emergenze legate al maltempo e al rischio idrogeologico (41%); seguono il decreto del Governo sulle trivellazioni nei mari italiani (18%) e l’introduzione della normativa sugli ecoreati nel codice penale (14%). Tra le principali minacce per l’ambiente gli italiani mettono al quarto posto i cambiamenti climatici (43%) – dopo l’inquinamento atmosferico (77%), l’inquinamento industriale di acque, terreni e aria (59%) e la gestione inefficiente dei rifiuti (55%) – ma solo il 29% sa cos’è la Cop21. Il 72% degli intervistati pensa, però, che l’appuntamento di Parigi possa incidere positivamente sulle azioni dei Paesi e il 70% stima positivamente l’impatto sui comportamenti dei cittadini.
Il Forum Rifiuti è stato organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, in partenariato con il Consorzio Obbligarlo degli Oli Usati. «Proteggere l’ambiente e trasformare un rifiuto in risorsa – dichiara il presidente del Coou Paolo Tomasi – è da trent’anni il nostro lavoro, la nostra scommessa sulla qualità della vita: ci ha permesso di raggiungere standard elevatissimi, recuperare oltre il 98% dell’olio usato raccoglibile e avviarne a rigenerazione oltre il 90%. E’ proprio questo a rendere il sistema consorzio un perfetto esempio di economia circolare». «In 31 anni di attività – sottolinea – abbiamo risparmiato acqua per 2,3 mld di tonnellate, greggio per 6,5 milioni di tonnellate e abbiamo evitato produzione di CO2 per 1 milione e 100mila tonnellate. Ancora: abbiamo evitato occupazione di suolo per 7.300 ettari. La chiusura di un ciclo che parte da un prodotto pericoloso, ne restituisce una buona parte per il ciclo successivo ed evita l’inquinamento ambientale».
Per Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, «un’Italia rifiuti free basata su un’economia circolare non è un sogno impossibile. Nella Penisola sono 1.520 i comuni virtuosi campioni nella raccolta differenziata dei rifiuti, il 16% dell’Italia che oggi ricicla e differenzia i rifiuti alimentando l’industria virtuosa del riciclo e del riuso, la cosiddetta ‘economia circolare’».
Energia e ambiente
14 Ottobre 2015
Anima verde per 8 italiani su 10