La perdita di biodiversità costa all’Unione Europea il 3% del Pil, circa 450 miliardi di euro l’anno a causa dell’assenza di acqua e aria pulite, terreno coltivabile e cibo. Ma solo una piccola percentuale dei 28.000 cittadini europei intervistati ha sentito parlare di biodiversità e ancora meno sanno di cosa si tratti realmente. Lo rileva l’indagine “Eurobarometer” promossa dalla Commissione Europea e dedicata quest’anno al tema della biodiversità. Secondo lo studio, ad essere interessati direttamente da questo aspetto sono milioni di posti di lavoro e miliardi di euro di fatturato annuo solo in Europa, in particolare per quanto riguarda i 28 Paesi membri dell’Ue. Basta pensare che i siti di interesse di Natura 2000 (rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione) in Europa contano circa 12 milioni di occupati a tempo pieno in ambito agricolo, forestale, ittico e ricreativo. Questi siti ricoprono circa un quinto del territorio dell’Unione e circa il 4% della sua superficie marina. Eppure, il 73% dei cittadini Ue intervistati non ha mai sentito parlare della Rete Natura 2000; il 16% ne ha sentito parlare ma non sa di cosa si tratti.
In Italia, l’89% degli intervistati pensa che l’Unione Europea debba occuparsi delle questioni sulla biodiversità nell’ambito dei processi di pianificazione e investimento in campo infrastrutturale; il 90% crede che il legislatore europeo debba adottare un sistema di norme più inclini alla tutela della biodiversità e dell’ambiente.
L’Ue ha adottato una strategia per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. Dalla valutazione effettuata a metà percorso emerge che occorre fare molto di più sul terreno per tradurre le politiche dell’Ue in azioni concrete. Più dei tre quarti dei principali habitat naturali nell’Ue sono attualmente in condizioni insoddisfacenti, e molte specie sono a rischio di estinzione.
«Perdere biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno alla vita. Non possiamo permettercelo, né può permetterselo la nostra economia», commenta il Commissario responsabile per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella. Il ripristino degli habitat naturali e la costruzione di infrastrutture verdi rappresentano la grande sfida.
La strategia dell’Ue per le infrastrutture verdi, una volta attuata dovrebbe comportare vari benefici per una serie di settori, compresa l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca. Le specie esotiche invasive sono una delle minacce alla biodiversità che registra la crescita più rapida in Europa, causando danni significativi all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, con un costo nell’Ue pari ad almeno 12 miliardi di euro l’anno.
Energia e ambiente
14 Ottobre 2015
Biodiversità, la perdita costa all’Ue il 3% del Pil