ROMA – Bene che finalmente il Governo si sia deciso a istituzionalizzare un Programma di Hta (Health Technology System) a livello nazionale, ma sarebbe un grande errore se, nel farlo, al contempo decidesse di sopprimere le unità organizzative di valutazione delle tecnologie già esistenti (e funzionanti con grandi risultati) nelle aziende sanitarie. Dopo la presa di posizione congiunta dei giorni scorsi, oggi SIFO, la Società dei farmacisti ospedalieri e SIHTA, quella dell’Hta, sono passati alle vie di fatto: hanno preso carta e penna e inviato una lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ma anche a diversi senatori che siedono in commissione Sanità (a partire dal presidente Emilia Grazia De Biasi) e al direttore di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) per dire che quanto previsto dal comma 4 dell’articolo 31 non può passare e segnerebbe un passo indietro, in controtendenza con quanto si sta facendo a livello europeo.
Nella lettera- firmata dal presidente di SIFO Laura Fabrizio e dal presidente di SIHTA Americo Cicchetti- si esprime soddisfazione per la creazione di un sistema Hta a livello centrale ma si esprime “sorpresa” per quel comma che sembra cancellare in un colpo solo le strutture Hta che nelle aziende sanitarie dove sono state istituite hanno portato già ottimi risultati. In uno dei casi presi in esame dal progetto AdhopHTA della Commissione europea, ad esempio, l’unità di HTA a livello aziendale ha consentito di valutare, tra il 2006 e il 2014, un totale di 213 dispositivi medici, di cui solo 66 sono stati introdotti (per 85 si è optato per un utilizzo limitato), mentre altri 65 sono stati ‘bocciati’ consentendo un risparmio di oltre 600.000 euro all’anno. Quanto ai farmaci, dal 2013 al 2014, su 52 valutati la ‘bocciatura’ ha riguardato 14 prodotti (il 27%) perchè l’unità di HTA ha segnalato la presenza di altre alternative efficaci e meno costose nel prontuario dell’ospedale.
Il messaggio che arriva da SIFO e SIHTA è dunque questo: può esserci condivisione sul proposito di evitare la duplicazione di strutture di valutazione a livello delle aziende del Servizio sanitario nazionale, perchè una sovrapposizione potrebbe causare frammentazione, ma non è condivisibile l’idea, che sembra affacciarsi nella legge di stabilità, di cancellare la funzione di HTA nelle aziende del servizio sanitario nazionale, così come l’esistenza di unità di HTA in quelle strutture con particolari caratteristiche di complessità tecnologica come i Policlinici Universitari e gli Istituti di Ricerca, come già avviene in altri Paesi come il Canada. Questo, è un altro passaggio della lettera, “porrebbe l’Italia al di fuori di quegli stessi schemi di implementazione metodologici internazionali richiamati dalla stessa legge, rischiando di vanificare in tutto, o in parte, i benefici attesi da un sistema di HTA istituzionalizzato a livello centrale”.
La presenza di unità di HTA è fondamentale per un miglior funzionamento del sistema nazionale, perchè chi lavora a livello locale può essere un ‘ponte’ tra il centro e la dimensione locale, in particolare nella fase dell’implementazione. “Senza questo anello di congiunzione tra i documenti di valutazione a livello macro e le decisioni a livello aziendale- si legge anche nella lettera di SIFO e SIHTA- l’impatto atteso dalle attività di HTA non potrà essere significativo. La creazione di un Programma nazionale sull’HTA che non tenga conto di tali elementi va contro quelle che sono le evidenze scientifiche e gli esempi anche normativi che sono stati adottati in altri Paesi”.
Occorre dunque, concludono Fabrizio e Cicchetti, definire un Programma nazionale di HTA coordinato e integrato che tenga conto dei diversi livelli decisionali (nazionale, regionale, locale e aziendale) nella valutazione e implementazione delle decisioni di adozione e dismissione delle tecnologie sanitarie. (DIRE)