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    Speciale medicina
    13 Novembre 2015
    Influenza, i dottori non si vaccinano

    Dovrebbero essere i primi ‘testimonial’ della prevenzione anti-influenza, ma nemmeno loro si vaccinano: in Italia 2 camici bianchi su 3 disertano l’iniezione-scudo. «Sebbene la somministrazione dei vaccini antinfluenzali per gli operatori del settore sanitario sia completamente gratuita, si stima che meno di un terzo scelga di vaccinarsi», denuncia Waidid, l’Associazione mondiale malattie infettive e disordini immunologici, presieduta da Susanna Esposito della Clinica De Marchi-Fondazione Irccs Policlinico di Milano. L’esperta, coordinatrice del Gruppo di studio sui vaccini (Escmid) della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive, lancia un appello: «Per ridurre i rischi, attuare subito un programma di vaccinazione anche per gli operatori sanitari». Anche studiando un sistema di ‘premi’ agli ospedali più virtuosi. «E’ fondamentale che il Servizio sanitario nazionale dia il buon esempio – afferma l’infettivologa pediatra – attuando un programma di vaccinazione influenzale efficace destinato agli operatori del settore sanitario. Vaccinarsi contro l’influenza, soprattutto da parte di chi è a contatto quotidianamente con soggetti a rischio, è una questione di responsabilità personale. Eppure purtroppo oggi in Italia si registra generalmente un basso tasso di coperture vaccinali tra gli operatori sanitari, oltre che tra i pazienti ad alto rischio». Ed ecco la proposta di Waidid: «L’implementazione di programmi vaccinali ospedalieri premianti per le strutture che raggiungono elevate coperture vaccinali potrebbe contribuire all’aumento delle stesse tra i professionisti del settore sanitario». Per Esposito, «l’introduzione di questa politica da parte del Ssn rappresenterebbe un metodo innovativo e incentivante, mirato a raggiungere gli obiettivi condivisi dalle autorità sanitarie di tutto il mondo». Con questo obiettivo l’Escmid è al lavoro per elaborare raccomandazioni internazionali sulle vaccinazioni negli adulti e negli anziani, con una specifica sezione dedicata agli operatori sanitari, allo scopo di eliminare le differenze tra Paese e Paese. «Dobbiamo puntare a un livello di copertura che superi la soglia del 75% nelle categorie a rischio, tra cui gli operatori sanitari. Dobbiamo fare di più», ammonisce la specialista.