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    Energia e ambiente
    13 Novembre 2015
    Piccole ma forti, le imprese green vincono su export e fatturato

    Green economy ed economia circolare. Queste le parole d’ordine di Ecomondo, appuntamento annuale degli operatori dell’industria ‘verde’. Per quattro giorni, dal 3 al 6 novembre, RiminiFiera è stata la vetrina più ampia nell’area euro mediterranea delle soluzioni tecnologiche più avanzate e sostenibili per il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti, il ciclo integrato delle acque, le tecnologie per l’efficienza.
    Nella giornata di apertura è stata presentata la Relazione sullo stato della green economy, realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: una fotografia delle imprese italiane verdi. Il profilo tracciato racconta di realtà imprenditoriali che hanno resistito meglio delle altre alla crisi, esportano di più, vincono sul fatturato e hanno migliori aspettative per il 2015. Le imprese green, quasi la metà del totale, sono soprattutto di dimensione medio-piccola, sono guidate per lo più da ultraquarantenni e più delle altre aziende sono al femminile. «La green economy sta contaminando virtuosamente il sistema produttivo. Siamo fra i primi in Europa per efficienza energetica, tra i primi produttori di energia da fonti rinnovabili e in questi giorni l’Onu ha certificato il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto per il nostro Paese. L’economia italiana si è rimessa in moto ma il carburante è finalmente verde», ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente.
    Più nel dettaglio, ecco alcuni spunti del rapporto presentato agli Stati Generali della Green Economy di Ecomondo: le imprese green sono il 42% sul totale delle realtà italiane (27,5% core green, aziende che producono beni di qualità ecologica e servizi ambientali, e 14,5% go green, realtà che hanno adottato modelli di gestione ‘verde’). Il maggior numero si trova nel settore dell’industria (440mila imprese e 4,2 milioni di occupati nel 2014), dove rappresentano il 61,2%, con oltre 248mila imprese (il 35,4% core green, il 25,8% go green). Guardando il profilo dell’impresa e dell’imprenditore, emerge che la forma societaria predominante è la Srl o la Spa, si scopre che l’imprenditore verde è in prevalenza maschio, anche se la presenza femminile è più consistente nelle imprese green (il 24% contro il 20,9% delle tradizionali) e a sorpresa risulta che il ‘verde’ si addice di più agli imprenditori tra i 40 e i 59 anni e che c’è addirittura un boom di ultrasessantenni nelle imprese core green (44% del totale).
    Le imprese ‘verdi’, poi, vincono sul fatturato: sono, infatti, più del 21% quelle che hanno visto un incremento nel 2014 contro il 10,2%. Anche sulle esportazioni è premiato il verde: le core green che esportano sono il 19,8%, le go green addirittura il 26,5% contro il 12% delle altre.
    «Dalla relazione – ha osservato Edo Ronchi del Consiglio Nazionale della Green Economy – emerge che le imprese green sono ormai una parte decisiva e qualificante dell’economia italiana. Non mancano tuttavia le difficoltà, come ad esempio nelle fonti rinnovabili. Dopo il crollo del 2014 della nuova potenza installata in Italia, il 2015, per il calo della produzione di energia idroelettrica e la bassa crescita delle altre rinnovabili, si prospetta, dopo anni di crescita ininterrotta, il primo anno di possibile calo della quota di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e di aumento invece della produzione da fonti fossili».
    «Nonostante le difficoltà – ha rimarcato – le imprese green restano la parte più dinamica del sistema produttivo italiano, le uniche in grado di qualificare, rendere consistente e duratura la ripresa anche economica del Paese».