Milano, primavera 1975. Il Centro diagnostico italiano apre le porte della sede centrale, in via Saint Bon 20, al suo primo paziente. Comincia così un’avventura lunga 40 anni. Da allora a oggi i pazienti sono arrivati a quota 18 milioni (quelli seguiti complessivamente dall’inizio delle attività), le sedi del Cdi si sono moltiplicate diventando una rete, e l’attività è passata da oltre 83 mila prestazioni effettuate nel 1975 ai 5,2 mln dello scorso anno. Oggi nella galassia Cdi – 22 strutture in tutto -lavorano oltre mille persone tra medici specialisti, tecnici sanitari, infermieri e impiegati, per una mole di 350 mila pazienti l’anno. L’ultima new entry è un maxi poliambulatorio di oltre 700 metri quadri tra i grattacieli di Porta Nuova nel capoluogo lombardo, con strumenti di diagnostica per immagini d’avanguardia, visite specialistiche di 29 specialità, 11 tipologie di trattamenti fisioterapici e un punto prelievi in convenzione con il Ssn. E proprio in piazza Gae Aulenti si è scelto di celebrare il traguardo dei primi 40 anni del Cdi, con un convegno che si è svolto nell’Unicredit Tower alla presenza del governatore lombardo Roberto Maroni e con la partecipazione di esperti internazionali di hi-tech e genetica. Da Alberto Sangiovanni-Vincentelli dell’università della California a Berkeley, che è intervenuto sullo sviluppo delle nanotecnologie e la creazione di strumenti sempre più sofisticati che fondono elettronica e medicina, come le interfacce computer-cervello, a Luca Chiapperino, ricercatore della European School of Molecular Medicine e dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo), che si è concentrato sui meccanismi con cui si esprime il patrimonio genetico e sui vantaggi che porterà in futuro una sempre maggiore conoscenza di questo settore. E nell’era dei big data, il maxi ‘tesoretto’ di dati clinici accumulati in 40 anni di attività dal Centro diagnostico italiano finirà sotto la lente di un cervello under 40. Grazie a una borsa di studio lanciata dalla Fondazione Bracco nell’ambito del ‘progetto Diventerò’, iniziativa pluriennale nata «per accompagnare i giovani di talento nel loro iter formativo e professionale, promuovendo percorsi innovativi di consolidamento del legame tra il mondo accademico e quello del lavoro». La borsa di studio, che si concretizza in un bando per un assegno di ricerca promosso da Fondazione Bracco in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr e aperto a un giovane ricercatore post-dottorato under 40, sarà dedicata all’applicazione della biostatistica ai dati clinici generati nel tempo. Informazioni che verranno trattate con tecniche analitiche avanzate basate sulla metodologia dei big data.
Speciale medicina
28 Novembre 2015
Cdi, 18 mln di pazienti in 40 anni