Tre passaggi importanti: l’Agenda 2030 approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’indicazione di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’Accordo di Parigi sul clima e l’enciclica ‘Laudato si’’ di Papa Francesco. E allo stesso tempo numeri che danno la misurano dell’emergenza: la crescita della popolazione mondiale e i cambiamenti globali provocati dall’uomo. Il Wwf chiude il 2015 con una lettura in chiaroscuro dell’anno appena trascorso dal punto di vista degli eventi e delle politiche ambientali in Italia e nel mondo. Perché i numeri sui ‘limiti’ del Pianeta – sottolinea l’associazione ambientalista – ci dicono che dobbiamo agire in fretta: qualunque azione deve tener conto di due fattori, la crescita della popolazione globale e i cambiamenti globali provocati dall’uomo tra cui quello climatico è il più eclatante.
L’ultimo World Population Prospects delle Nazioni Unite ricorda, infatti, che abbiamo raggiunto i 7 miliardi e 300 milioni di abitanti sulla Terra e che, seguendo la variante media di crescita (la più probabile), raggiungeremo nel 2050, i 9 miliardi e 700 milioni (all’inizio dell’epoca industriale, intorno al 1750, eravamo circa 800 milioni).
La comunità scientifica internazionale indica quali sono i Planetary Boundaries, i confini planetari che non dovremmo sorpassare, pena effetti a cascata le cui conseguenze sono ritenute ingovernabili: uno di questi è il cambiamento climatico, in particolare la differenza tra quanta energia raggiante del Sole ‘entra ed esce’ dalla nostra atmosfera. Questa differenza non dovrebbe superare 1 Watt per metro quadro, oggi siamo a 2.3 Watt per metro quadro e non è un caso che il clima presenti una dinamica energetica fortemente modificata che produce drammatici effetti in tutto il mondo. Ecco come andrebbero dunque lette le cronache di questi ultimi tempi: siccità, alluvioni, inquinamento urbano, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Cina a diverse aree del Sudest asiatico fino allo straordinario periodo di siccità e di forte inquinamento urbano delle città italiane. Per il Wwf, bisogna cambiare passo modificando le impostazioni delle nostre economie ancora basate sulla crescita continua in un Pianeta dai chiarissimi limiti biofisici, dichiarati e studiati da tantissimi scienziati in tutto il mondo da decenni. «Oggi è necessario mettere al centro del sistema economico il grande valore della natura senza il quale non è possibile alcun benessere e sviluppo dell’umanità», sottolinea Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia. Ma di fronte allo scenario globale e ai richiami del mondo scientifico e non solo, per l’associazione ambientalista il bilancio 2015 delle politiche ambientali del nostro Paese non è roseo. «Purtroppo l’ambiente continua ad essere la Cenerentola delle nostre politiche ambientali, sebbene sui tavoli internazionali il Governo quest’anno si sia mosso bene, dal clima all’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile fino alla difesa delle Direttive di tutela della Natura europee», spiega Bianchi.
«Queste scelte però non riescono a tramutarsi in altrettanti atti coraggiosi e innovativi per l’ambiente nel nostro Paese – aggiunge – La nostra lettura in chiaroscuro vede un’Italia ancora restia a emanciparsi dai condizionamenti degli interessi economici consolidati e a prospettare chiaramente la strada dell’economia de-carbonizzata e basata sul grande valore del capitale naturale del ‘Bel Paese’». La principale cartina da tornasole, secondo il Wwf, è su scala nazionale la quota dedicata alla spesa per interventi in campo ambientale nella Legge di Stabilità 2016 che chiude il 2015 con un impegno di appena l’1,5% della spese complessive previste nella manovra (523 mln su 35 miliardi) destinate agli interventi per lo sviluppo sostenibile e per tutelare e valorizzare il capitale naturale del nostro Paese. Inoltre l’Italia ancora oggi ha la maglia nera in Europa per la violazione delle normative ambientali comunitarie (19 procedure d’infrazione).
Energia e ambiente
8 Gennaio 2016
I momenti ‘‘green’’ del 2015