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    Energia e ambiente
    28 Gennaio 2016
    Acqua, parte il Water Safety Plan

    Parte anche in Italia il Water Safety Plan, piano di sicurezza dell’acqua. A seguire la direttiva europea che prevede un controllo sull’acqua non più solo su base analitica semplice ma attraverso un monitoraggio e una mappatura del rischio sul territorio milanese, è il gruppo Cap, guidato da Alessandro Russo, che può fare da apripista a livello nazionale.
    «Quello che stiamo facendo – spiega Russo – è un lavoro legato a una sperimentazione su basi di livello europeo per garantire un’acqua ancora più sicura. Si tratta – sottolinea – di una rivoluzione totale del meccanismo di controllo dell’acqua che siamo i primi a sperimentare a livello nazionale». L’acqua, sottolinea Russo «è un elemento fondamentale per il nostro futuro, per il modo di vivere il territorio. Occorre quindi consumare questo bene nel rispetto dell’ambiente. Sia l’acqua che va bevuta, che deve essere sempre di maggiore qualità, sia l’acqua che noi depuriamo e che riportiamo nell’ambiente». Il tema dell’acqua e del Wsp è stato al centro di un convegno organizzato con il patrocinio del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità, alla presenza di esperti mondiali di acqua potabile a uso umano. L’esperimento pilota parte proprio dalla Lombardia, regione dove, come spiega l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Maria Terzi «con l’acqua scontiamo un po’ un’eredità che abbiamo raccolto, che era di una frammentazione eccessiva del territorio per quanto riguarda le aziende di gestione. Da due anni a questa parte – osserva – ci stiamo impegnando fortemente per concludere un processo di razionalizzazione che vuol dire arrivare ad aziende più sostenute dal punto di vista dei numeri, che hanno una maggiore competenza, ma soprattutto una maggiore possibilità di intervento che è quello che serve». Per quanto riguarda la qualità dell’acqua che esce dai rubinetti dei 10 milioni di cittadini lombardi «possiamo dire che possono contare, in maniera assoluta, su una qualità buona e questo è il frutto di un grande sforzo quotidiano che deve essere non solo delle istituzioni ma anche dei cittadini stessi, che devono ricordare che l’acqua non è una risorsa infinita, anzi è una risorsa finita, e che il trattamento dell’acqua ha un costo importante: meno la si utilizza in senso peggiore e meglio è».
    Quanto all’Istituto superiore della sanità «al gruppo Cap – spiega Luca Lucentini, ricercatore e direttore del reparto di igiene delle acque interne – daremo un supporto tecnico scientifico, cercheremo di portare conoscenze trasversali alla realizzazione del piano, che è sotto l’egida del gestore idropotabile, con la partecipazione di altri enti territoriali, Asl, Arpa e comuni in primis». Ma per la qualità dell’acqua possiamo stare tranquilli? «I dati ci dicono di sì», risponde il ricercatore. «Abbiamo più del 99,5% di conformità sui dati oggetto di regolare controllo. Abbiamo però interesse, e per questo ci stiamo applicando sui piani di sicurezza, per situazioni che a livello di sito specifico possono determinare rischi specifici particolari».
    In pratica, per ogni sistema acquedottistico, spiega Lucentini «vengono valutati i possibili pericoli che possono compromettere la sicurezza dell’acqua in ogni fase della sua presenza nell’ambiente naturale, captazione, trattamento e distribuzione fino al rubinetto, stimandone il rischio e il possibile impatto sulla salute e, soprattutto, ridefinendo le misure per evitare pericoli». Presente all’incontro, tra gli altri, anche John Fawell, dell’Organizzazione mondiale della sanità, che ricorda come, l’aspetto sanitario sia fondamentale nel Water Safety Plan. «Un’acqua potabile sicura – sostiene – è un vantaggio per tutti». Ma i rischi maggiori arrivano ancora dai microrganismi patogeni «che rappresentano la maggiore minaccia per la nostra salute. A questo proposito – conclude – devo fare i complimenti all’Italia per i notevoli passi avanti fatti in questo settore, passi che l’Oms apprezza moltissimo».