Ogni 3 giorni in Italia una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. Sono quasi 7 milioni (una su 3) le 16-70enni ad aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale e in oltre il 60% dei casi sono i partner attuali o gli ex a commettere gli abusi più gravi, che più di 9 volte su 10 non vengono denunciati. Questi i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, che sottolinea come il numero di vittime di femminicidio continui a crescere. Il Piemonte non è estraneo a questi fenomeni. Se da un lato Torino viene considerato dal New York Times una meta da non perdere, per due anni consecutivi la città della Mole è stata anche sul podio delle città più violente con nove femminicidi nel 2013 e otto nel 2014, a cui vanno aggiunti gli oltre 30 casi registrati in Piemonte negli ultimi 5 anni. Dal gennaio 2015 a oggi sono state oltre 400 le denunce di maltrattamenti raccolte dal pool fasce deboli della Procura torinese, a cui si aggiungono oltre 170 per stalking, più di un centinaio per violenza sessuale. Numerose anche quelle a carico di minori. I numeri raccolti da Eures, sono stati elaborati dall’Osservatorio ‘In quanto donna’ in occasione della tappa torinese di ‘Innamorati di te’ il progetto itinerante promosso da Codere Italia, società che opera nel settore dei giochi, che vede ancora una volta protagoniste le donne e soprattutto le loro storie.
Il progetto “Innamòrati di Te” vuole sottolineare l’importanza di realizzare una forte autostima nella donna, come prevenzione alla violenza di genere. “L’amore per se stessi è l’erede dell’amore ricevuto – spiega Wanda Baldari, Psicoterapeuta dell’età evolutiva – e ha inizio ai primordi della vita, Nei casi di abuso e maltrattamento viene meno la capacità di riconoscere se stesse come meritevoli di amore e protezione”.
“Spesso sono fattori culturali, sociali ma anche individuali a influire su questo problema che può coinvolgere donne di ogni ceto e livello – sottolinea Dinorah Moscatelli, Psicoterapeuta, analista transazionale e supervisor Emdr. L’intervento psicologico è quindi fondamentale per prevenire e interrompere tale processo. Un possibile strumento applicato nella terapia è l’Emdr – Eye Movement Desensitization and Reprocessing. Si tratta di un approccio attraverso il quale è possibile rielaborare le esperienze che sono alla base del comportamento vittimizzato, potenziare le risorse di auto protezione, modificare modalità di attaccamento disfunzionali e aiutare l’allontanamento dalla relazione violenta”.
Speciale medicina
6 Febbraio 2016
Femminicidio, minaccia per la società