Interventi sempre meno invasivi grazie all’acido ialuronico naturale inventato dall’Università Seconda di Napoli e brevettato da IbsaInterventi sempre meno invasivi, sempre più naturali e meno frequenti, ma più efficaci e duraturi nel tempo. Queste le sfide del settore della Chirurgia e della Medicina estetica più avanzata, riunita a Bologna in occasione del 19esimo congresso internazionale del Sies. Tra gli alleati imprescindibili della bellezza del nuovo millennio c’è l’acido ialuronico di ultimissima generazione, nato dalla ricerca universitaria, grazie al finanziamento dell’industria privata. E’ il caso di Ibsa Farmaceutici Italia che ha tracciato il bilancio di un anno dal lancio del nuovo prodotto Profhilo®, con un workshop incentrato sul bio-rimodellamento del volto. Al centro dei lavori un nuovo approccio ai trattamenti anti-aging. Profhilo®, infatti, è un acido ialuronico naturale, senza conservanti o additivi chimici di modifica, ad alto grado di purezza, con una durata prolungata. Alla base c’è una tecnologia brevettata Ibsa, e studiata in collaborazione con la Seconda Università di Napoli, a complessi ibridi stabili di acido ialuronico ad alto e basso peso molecolare, che consente di raggiungere concentrazioni pari a 64 mg in 2 ml.
Si innesca così una doppia azione: una idratante e stimolante, legata al basso peso molecolare e l’altra di sostegno al derma, legata all’alto peso molecolare. L’obiettivo è ottenere una pelle più elastica, luminosa, turgida e compatta. «L’acido ialuronico è parte dei nostri tessuti – ha spiegato Chiara Schiraldi dell’Università Seconda di Napoli – e viene degradato normalmente durante la nostra giornata, ripristinarlo con un’iniezione ad hoc per ridare turgore, vitalità al nostro derma, rimodellandolo, era un nostro target».
«Abbiamo cercato di sviluppare un prodotto cercando innanzitutto la sicurezza» ha aggiunto Schiraldi, sottolineando che il brevetto ha dato la possibilità ai ricercatori di mettere a punto «un prodotto con solo acido ialuronico lineare, senza agenti chimici, ma che viene tenuto insieme da legami ibridi cooperativi che consentono di stabilizzare questo gel molto a lungo, sfruttando il basso e l’alto peso molecolare contemporaneamente».
Un’innovazione che consente anche di utilizzare una tecnica semplificata di iniezione, la Bio Aesthetic Point (Bap), in grado di ridurre l’insorgere di ematomi e di alleviare il dolore. «Con solo 5 punti di intervento possiamo trattare una vasta area anatomica del volto delle nostre pazienti – ha precisato, infatti, il dermatologo Nicola Zerbinati – riducendo enormemente gli effetti collaterali, anche se minimi, indotti dall’azione puntoria».
Speciale medicina
14 Marzo 2016
Il bio-rimodellamento del viso domina il Sies