Firenze, Pordenone, Bologna e una manciata di altre piccole realtà con possibilità limitate di accoglienza, lunghe liste di attesa, e tutte concentrate al Centro-Nord. E’ praticamente solo qui che oggi le coppie italiane con problemi di infertilità possono avere accesso alla fecondazione eterologa (ricorrendo cioè alla donazione di ovuli o spermatozoi) in ospedali pubblici della Penisola, che richiedono solo il pagamento di un ticket attorno ai 500 euro. La ‘mappa’ emerge da un’indagine dell’AdnKronos Salute. A Roma, dove sorgono gli unici tre centri accreditati dalla Regione Lazio, nessuno è ancora partito. Stesso discorso in tutta la Lombardia. Nelle due Regioni più grandi d’Italia, dunque, c’è il vuoto. Mentre i centri privati si sono velocemente attrezzati dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha aperto a questa pratica, prima vietata nel nostro Paese. Il record dei cicli di fecondazione eterologa lo detiene Firenze. Come spiega la direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Careggi, Elisabetta Coccia, «da settembre 2014 le coppie visitate sono state 1.503, mentre da giugno 2015 ad aprile 2016 sono stati effettuati 210 cicli. Abbiamo 21 coppie in attesa di conoscere l’esito della fecondazione, 50 gravidanze in evoluzione di cui 8 gemellari e già 7 nati. Di questi, 5 bambini sono nati da eterologa femminile e 2 da eterologa maschile». La lista di attesa per chi vuole tentare questo percorso è però di «un anno e 5 mesi». L’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone è un altro punto di riferimento pubblico. «Siamo attivi da 3-4 mesi grazie a un accordo con una banca estera di gameti e abbiamo eseguito 60 cicli in tutto, con buoni risultati. Fra le ultime 12 coppie trattate abbiamo ottenuto 7 gravidanze. I pazienti arrivano soprattutto dal Friuli, perché per il resto abbiamo accordi di rimborso solo con Lazio e Marche. Dal Lazio sono giunte 5 coppie in un mese», dice Francesco Tomei, responsabile del reparto di Fisiopatologia della riproduzione umana e banca del seme. La lista d’attesa in questo caso è più limitata: massimo 6 mesi. Anche a Bologna c’è una strada da percorrere: al Centro di sterilità e Pma del Policlinico S.Orsola-Malpighi, come evidenzia la responsabile Eleonora Porcu, «sono state ottenute 11 gravidanze da eterologa su 30 cicli eseguiti. Il primo bimbo sta per nascere. La maggioranza dei pazienti proviene da altre regioni, anche perché qui non si paga nessun ticket.
Speciale medicina
21 Aprile 2016
L’Italia dell’eterologa, miraggio negli ospedali pubblici