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    Speciale medicina
    14 Maggio 2016
    Un farmaco antidiabete rallenta l’arteriosclerosi

    Rallentare la progressione dell’aterosclerosi nei malati di diabete di tipo 2. E al contempo alleggerire l’impatto della patologia sulle casse del Servizio sanitario nazionale, attraverso una maggiore aderenza terapeutica, una possibile riduzione del rischio di mortalità rispetto a medicinali meno recenti e un aumento degli anni guadagnati dal paziente grazie al trattamento, corretti per la qualità della vita. Sono le promesse degli antidiabetici inibitori dell’enzima Dpp-4, farmaci protagonisti di un evento promosso da Msd e Sigma-tau a Rimini, nell’ambito del 26esimo Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid). Al centro del dibattito il sitagliptin, il più studiato all’interno della famiglia di ipoglicemizzanti orali alla quale appartiene. «Stiamo vivendo un periodo di scarse risorse economiche, una situazione oggettivamente difficile anche dal punto di vista dei fondi destinati alla sanità», spiega Riccardo Bonadonna, Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’università e dell’azienda ospedaliero-universitaria di Parma. «Si pensi solo – osserva l’esperto – che l’andamento del Pil italiano dal 1990 al 2013, rispetto al trend registrato nelle nazioni con cui ci confrontiamo, mostra che il nostro Paese sconta oggi un gap negativo per almeno 10 mila euro a testa. Una riduzione di circa il 25% delle risorse disponibili», da cui deriva l’importanza di ottimizzarne al meglio l’impiego, scegliendo cure efficaci e vantaggiose sia per il paziente sia per il sistema. Come? Uno dei parametri chiave è l’aderenza del paziente al trattamento prescritto, perché «maggiore è l’aderenza terapeutica – ricorda Bonadonna – maggiore è l’efficacia della cura, minori sono i ricoveri in ospedale e inferiori sono i costi sanitari. Per il diabete è stato calcolato che, per centrare gli obiettivi clinici ed economici, il parametro amministrativo che esprime l’aderenza terapeutica (Pdc) deve superare l’80%. E gli studi hanno dimostrato che con sitagliptin la percentuale di pazienti sopra questa soglia è più alta». Il tutto a fronte di «un profilo di sicurezza certificato» dalle evidenze scientifiche.