Nelle terapie contro le immunodeficienze primarie la modalità di somministrazione delle cure incide sulla spesa. Iniettare immunoglobuline per via sottocutanea, infatti, costa 3 mila euro in meno all’anno per ogni paziente. E’ uno dei dati emersi da uno studio presentato a Roma da Francesco Saverio Mennini, docente di Economia sanitaria all’università degli Studi di Tor Vergata, nel corso del meeting ‘Immunodeficienze primarie e secondarie. Tra complessità terapeutiche, innovazione e sostenibilità’, promosso dall’Italian health policy brief (Ihpb) con il contributo non condizionato di Baxalta. «Abbiamo condotto uno studio sulle immunodeficienze primarie – ha spiegato Mennini all’AdnKronos Salute a margine dell’incontro – analizzando le modalità di somministrazione delle immunoglobuline, in modo da verificare le eventuali differenze, dal punto di vista economico, tra sottocutanee o endovenose». I risultati hanno chiarito che «ci sono evidenti costi inferiori con l’uso delle sottocutanee rispetto alle endovenose. Una differenza che abbiamo stimato in intorno ai 3 mila euro a paziente per anno». Per l’esperto, inoltre, la modalità di somministrazione produce, su un piano più generale, un miglioramento della qualità della vita dei pazienti per la minore invasività soprattutto con i nuovi meccanismi di drug delivery di recente in commercio. A questo «si aggiunge – dice Mennini – il beneficio di un minore spreco del farmaco perché si fanno molte meno iniezioni al paziente, con una riduzione del farmaco normalmente ‘perso’». Lo studio ha valutato anche i costi totali per la cura delle immunodeficienze primarie. «Parliamo – dice Mennini – di circa 13 milioni di euro. Una spesa che però è inferiore a quella realmente sostenuta dal Sistema sanitario nazionale». A questi costi, precisa infatti l’economista, «bisognerebbe aggiungere le spese dei centri trasfusionali, in particolare i costi legati alla produzione diretta del plasmaderivato e alla sua somministrazione». «Molti pazienti, pari quasi al 40% del campione totale – evidenzia infatti l’esperto – fanno le infusioni direttamente in questi centri dove si fa anche una raccolta sangue. Ma ad oggi manca una valutazione complessiva di questa spesa, che viene erroneamente calcolata come zero. Invece si può facilmente dedurre un ulteriore costo per i trattamenti endovenosi a scapito di quelli sottocutanei. Ecco perché concentreremo la seconda parte della ricerca sulla valutazione dell’impatto economico di questo tipo di spesa oggi ignorata».
Speciale medicina
27 Maggio 2016
Immunodefìcienze, risparmiare è possibile