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    Speciale medicina
    30 Maggio 2016
    Italiani, colesterolo troppo alto

    Gli elevati livelli di colesterolo ‘cattivo’ Ldl sono in assoluto il primo fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, davanti a fumo, diabete, ipertensione e obesità. E le cardiopatie ischemiche rappresentano la prima causa di morte (20%) fra le malattie cardiovascolari, che a loro volta si confermano la prima causa di morte nel mondo occidentale. Sono circa 2,5 mln gli italiani tra i 35 e i 79 anni con un’ipercolesterolemia severa, con un costo di 1,14 mld: 96% per le ospedalizzazioni e 4% per farmaci e assistenza specialistica. E’ il quadro presentato a Roma, al ministero della Salute, per l’iniziativa Meridiano Cardio ‘Lo scenario delle cardiopatie ischemiche: focus sull’ipercolesterolemia’, realizzato da The European House-Ambrosetti con il supporto di Amgen. Esperti della cardiologia italiana, economisti e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati per più di un anno sui reali contorni delle cardiopatie ischemiche, e in particolare del loro principale fattore di rischio: l’ipercolesterolemia, con lo scopo comune di fornire linee di indirizzo. «L’ipercolesterolemia si posiziona al vertice della piramide dei fattori di rischio: tutti i trial clinici dimostrano che chi ha ipercolesterolemia ha una probabilità di sviluppare coronaropatie 3,6 volte superiore rispetto alla popolazione normale», afferma Francesco Romeo, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic). «I dati dello studio – osserva Francesco Mennini, professore di Economia Sanitaria, Università degli Studi di Roma Tor Vergata – ci dicono che circa un 40% dei pazienti non è diagnosticato, si tratta di pazienti a rischio alto e molto alto, che possono contribuire in modo significativo alla spesa sanitaria e sociale nel momento in cui si verifica un evento cerebro e cardiovascolare. Fare prevenzione e migliorare la diagnosi, precoce, sono due interventi necessari se si vogliono conciliare i benefici clinici con i vincoli di bilancio».