Nicola, 50 anni, centralinista in una grande multinazionale, da 15 anni viveva al buio per una grave forma di retinite pigmentosa che gli aveva tolto la vista. Ora ha ritrovato la luce, grazie all’impianto di una protesi epiretinica made in Usa – il cosiddetto ‘occhio bionico’ della linea Argus* – eseguito all’ospedale San Paolo di Milano dall’équipe guidata da Luca Rossetti, direttore della Clinica oculistica della struttura e docente all’università Statale. In sala operatoria anche Fabio Patelli, Leonardo Colombo e Tommaso Nuzzo, che hanno concluso in appena 2 ore un intervento complesso, senza complicanze. “Quando ho illuminato i miei due bimbi e le persone a me più care la gioia è esplosa. Sono rinato a 50 anni, anche se so che il lavoro di riabilitazione è ancora lungo e faticoso”, dichiara il paziente. L’intervento – spiegano dalla Statale – è stato possibile anche grazie alla donazione dell’impianto da parte dell’Associazione Retinitis Onlus e al suo presidente Gaetano Savaresi, che da sempre supporta la Clinica oculistica del San Paolo. La protesi epiretinica di invenzione californiana ridona la luce a pazienti diventati ciechi a causa della retinite pigmentosa, permettendo di riconoscere sagome con una visione di luce in scala di grigi, dettata dall’attivazione di 60 pixel che compongono un chip appoggiato in sede maculare vicino al nervo ottico. Secondo quanto descritto da Second Sight, l’azienda che commercializza Argus, il sistema sfrutta la stimolazione elettrica per bypassare le cellule morte della retina e ‘risvegliare’ quelle ancora vitali, inducendo una percezione visiva in persone con grave o profonda degenerazione retinica esterna. La tecnologia funziona convertendo le immagini catturate da una videocamera in miniatura montata su occhiali indossati dal paziente in una serie di piccoli impulsi elettrici, che vengono trasmessi in modalità wireless a una matrice di elettrodi impiantati sulla superficie della retina. Input che stimolano le cellule funzionanti, producendo la percezione di modelli di luce nel cervello. A 30 giorni dall’intervento, dopo un delicato processo di attivazione del segnale e di regolazione di ogni singolo elettrodo, calzando l’occhiale con fotocamera e antenna Nicola ha potuto ricevere impulsi luminosi trasmessi all’interno dell’occhio e inviati sfruttando il nervo ottico.
Speciale medicina
19 Giugno 2016
Con l'occhio bionico torna a vedere dopo 15 anni