«La patologia mitralica più comune nel mondo industrializzato è il prolasso di questa valvola cardiaca. Per risolverla, le opzioni sono due: la sostituzione o la riparazione attraverso un’operazione di chirurgia ricostruttiva. Ma se si riesce a conservare la valvola del paziente, la sopravvivenza e la qualità della vita sono superiori. Eppure, nel mondo è riconosciuto che il 25% delle valvole mitrali che vengono sostituite potrebbe essere riparato.
Su questo tema occorre agire sul fronte della formazione specialistica e dell’informazione». A spiegarlo David Adams, direttore del dipartimento di Chirurgia cardiovascolare del Mount Sinai Hospital di New York e direttore della Mitral Academy, in una conferenza stampa organizzata recentemente a Roma in apertura del ‘Mics’ (Mitral Conference).
«Anche le persone – ha insistito Adams – devono sapere che possono rivolgersi a centri specializzati in grado di riparare le valvole mitrali e avere migliori risultati: se una struttura è rinomata per i bypass, non è detto che possa andare bene anche per questo tipo di intervento». La Mitral Academy punta proprio a diffondere conoscenza e anche «a formare i giovani chirurghi – assicura Khalil Fattouch, direttore del dipartimento di Cardiochirurgia dell’ospedale Maria Eleonora di Palermo e direttore Mitral Academy – per tentare di ricreare quello che avviene nell’arte: far sì che i maestri trasmettano ai loro allievi le conoscenze, nella speranza di ‘venire superati’. Però non tutti i giovani cardiochirurghi hanno la possibilità di lavorare con dei ‘maestri’, per cui» l’Accademia offrirà, fra le altre iniziative, un sistema di insegnamento formale, teorico e pratico, in diversi periodi dell’anno e fellowship.
Secondo Patrizio Lancellotti, direttore del reparto di Terapia intensiva di Cardiologia all’Università di Liegi (Belgio) e direttore Mitral Academy, «di fronte al prolasso della valvola mitrale c’è un lavoro di equipe che va dal cardiologo all’ecografista fino all’anestesista. Esistono due tipi di patologie, una che colpisce maggiormente i giovani e una che insorge fra gli anziani, più spesso accompagnate da comorbilità. In entrambi i casi c’è bisogno di particolare preparazione della squadra, per cui sono essenziali il trasferimento delle conoscenze e la creazione di reti».
«Stiamo iniziando a trattare pazienti ancora prima che si manifestino i sintomi – conclude Adams – le linee guida americane ed europee dicono che ogni paziente dovrebbe giovare di una riparazione mitralica, se la valvola è conservabile. Dobbiamo far sì che un numero sempre crescente di strutture sia messo in grado di diventare centro di riferimento in questo. E l’Italia può diventare un esempio.
Speciale medicina
24 Giugno 2016
Valvole mitrali, un quarto era riparabile